sabato 4 febbraio 2017

Cap. UNDICI in cui la brigata fa incontri brutti brutti e uno buono buono

Il gruppo continua l'esplorazione degli uffici del direttore. Gli spiriti continuano a trasmettere a Tanit grande pena e sofferenza mentre la pozione di individuazione dei non morti svela ad Hayat un lucore diffuso ma nessuna presenza nefasta nelle vicinanze.

Una porta celata in un piccolo ripostiglio svela a Ren un'altra stanza in cui sono conservate le armi e gli effetti personali dei condannati. L'atmosfera, se fosse possibile, si fa ancora più cupa e persino il Ninja si fa prendere dall'angoscia.
"Alchimista, blocca la porta. Non voglio che ci faccia brutti scherzi e ci blocchi qui dentro."

Mentre Hayat si occupa di tenere aperto l'uscio, Tanit si avvicina ad una cassa aperta da cui spunta il manico di un'ascia. L'aura dell'arma è chiaramente malefica, ma, stranamente, anche molto attraente. Anche gli spiriti la spingono a prenderla, sussurrando parole di bisogno e di nostalgia struggente.

"Quella appartiene al Boia, guarda l'etichetta..." l'ammonisce Abigail, ma Tanit, tutta presa da un pensiero segreto, afferra l'ascia e la avvolge nel mantello di Ren prima di metterla nel suo zaino.

"Gli spiriti mi dicono che può servire..." risponde trasognata.

La chierica non replica perché, tutto ad un tratto, il suo sguardo viene calamitato da una catenina d'argento con una serie di simboli sacri sconosciuti. Resta avvinta per qualche secondo dalla sensazione di essere ad un passo dallo svelarne il segreto che, però, le sfugge via come sabbia tra le dita. L'effetto è quasi ipnotico e deve scacciarne la malia scuotendo il capo e imponendosi lo sforzo di volontà di non toccare niente.
Ren non è così fortunato e la fascinazione di un libro magico lo vince; mentre lo mette nello zaino dopo aver sbirciato il nome del precedente possessore - Jan Feramin - invita il gruppo a lasciare tutto qui ed andarsene.

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L'esplorazione continua nel lucore sinistro e nel gocciolio insistente e snervante. Le stanze e gli ambienti si susseguono  e ogni avventuriero fa esperienza diretta con tutto l'orrore che si è manifestato in questo luogo e che deve ancora davvero placarsi.  

Hayat apre la porta su una scala a chiocciola che portava sicuramente i sotterranei della prigione. La strada è bloccata da una frana di calcinacci e pietre e si può intravedere le dita scheletriche di un condannato travolto dalla caduta dei massi. Sicuramente una trappola per evitare che qualcuno scappasse... che fine orribile.  

Leo scopre una cappella con i simboli di Pharasma cosparsa di ragnatele. Con la coda dell'occhio coglie un movimento e anticipa l'attacco di un ragno affamato mettendo fine alla sua esistenza terrena con una coreografica esplosione. Forse mi sono lasciato andare ad un eccesso di entusiasmo... pensa il giovanotto cercando di smorzare la tensione.

Nel frattempo Abigail apre la porta di una specie d'ufficio o posto di guardia, Sul tavolo riesce a vedere alcuni vecchi ferri e alcuni oggetti che sembrano vecchi marchi per il bestiame... o per segnare i condannati. Quando entra per controllare la stanza, la porta sbatte violentemente dietro di lei e i marchi si animano di vita spettrale.

Il suo grido risuona cavernoso in tutta la prigione.

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Quando Ren riesce ad accorrere in soccorso di Abigail, la scena che gli si para davanti è quella di uno strenuo combattimento tra la chierica, gravemente ferita, e dei ferri che si agitano spettrali davanti a lei.

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Quando Hayat apre la porta di un'altra stanza è già teso come una corda di violino. Lui non è un fifone, ma preferisce il brivido di una nuova scoperta alchemica rispetto al gelo che ti corre sulla schiena quando spiriti non placati si manifestano con violenza. Spesso si chiede come Tanit riesca a sopportare tutta questa intimità con le entità non placate e la guarda con un rispetto misto a preoccupazione.
La stanza che si ritrova davanti è devastata da una furia selvaggia che manifesta un desiderio di vendetta sulle catene e gli strumenti di tortura sparsi in giro. Dietro di lui, da qualche parte che non riesce ben a individuare, si sente un fruscio di catene e un singhiozzo. Poco dopo prova una costrizione dolorosa ai polsi come se gli spiriti sofferenti volessero renderlo partecipe del loro dolore.
La reazione dell'alchimista è quella di uscire di corsa sbattendo la porta, accompagnando il tutto con improperi in Ignan. Dire parolacce nella sua lingua madre gli dà sempre una certa soddisfazione.

Appena ritrova la sua compagna, sbotta poco virilmente: "Basta, Tanit! Voglio andare via."
L'oracolo lo abbraccia e lo rassicura dicendogli di avere la percezione di una parte della prigione che non è sotto l'influsso di presenze malvagie, anzi, è più serena. Giungono infine davanti ad una porta che emana una sensazione meno spaventosa delle altre e Hayat, rassicurato dalla presenza di Tanit, la apre con una spallata.
La coppia si trova davanti quella che sembra la sartoria della prigione con un mucchio di stracci in un angolo da cui spuntano le ossa consunte di un braccio. Tanit ha la sensazione di dover per forza entrare, come ad inseguire la fine di un sogno.
Quando i due mettono piede nella stanza, si leva dal mucchio di stoffe il fantasma di una donna addolorata che l'Oracolo riconosce come la fanciulla piangente dei suoi sogni.

"E' arrivato il cambio della guardia? Sapete dov'è mio marito? Era qui con me poco fa. Posso smettere di fare la guardia a questi spaventosi esseri?"

La voce dell'apparizione sussurra nostalgia e una pena infinita, a cui si somma il dolore di una perdita molto più recente.  I due ragazzi sono commossi dalla sofferenza e dal peso che deve sopportare anche dopo morta; non solo la tragedia di morire con suo marito durante la rivolta a cui si aggiunge il senso del dovere di non far fuggire nessuno dalla prigione... adesso deve anche sopportare di essere stata separata a forza da lui da qualcuno con cattive intenzioni.
Appena prima di poter dire una parola, nella prigione risuona un grido di sofferenza gettato sicuramente da Abigail.
I due si precipitano fuori  soccorrerla, ma prima di uscire Tanit cerca di trattenerla ancora un po':
"Non scomparire, resta con noi. Sento i miei compagni in difficoltà, ma ti prometto che tornerò per aiutarti."
Parole a cui lo spirito risponde: "Non posso lasciare questo posto... credo."

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I marchi spettrali si avventano su Abigail e Ren non ha il tempo di reagire se non cercando di cospargerli di acqua santa che però non fa nessun effetto. A quel punto decide di trascinare fuori la chierica e chiudere la porta.
La situazione sembra disperata, Abigail non risponde ai richiami del ninja e gli spiriti sembrano agitarsi attorno a loro facendo frusciare e gemere le pietre attorno a loro. Hayat accorre e tocca la chierica; dalla mano si diffonde un chiarore che sembra placare e stabilizzare la situazione, rallentando il precipitare degli eventi.

Quando Abigail sembra almeno fuori pericolo immediato, tutta la compagnia si ritrova nella stanza della donna fantasma per interrogarla.

"Io sono Vesorianna, la moglie del direttore di questa prigione, Da quando siamo morti durante la rivolta io e lui trattenevamo le anime disperate in questa dimora per continuare a proteggere il villaggio. Da poco tempo fa sono venuti di notte un gruppo di uomini scuri a salmodiare sussurrando tutta una serie di incantesimi. Me l'hanno portato via! Ho intravisto solo un vecchio con una corazza d'osso e un bastone con incma un teschio imbavagliato. Mi sento sempre più debole. Portatemi un ricordo di mio marito, sento che potrebbe aiutarmi a resistere a quest'orda maledetta."                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

venerdì 6 gennaio 2017

Cap. DIECI in cui la prigione svela qualcuno dei suoi segreti

La mattina dopo Tanit si rende conto che non bisogna perdere neanche un minuto e la tavoletta viene interrogata di nuovo. L'oracolo sente una tempesta di voci rabbiose che cercano di strapparle ogni briciola di sanità mentale. Deve contare su tutto il suo sangue freddo per porre la questione. Alla domanda: "Quante infestazioni ci sono nella prigione?" gli spiriti rispondono "Una ventina"; a questa informazione si aggiunge una voce di donna che sembra stremata e continua a ripetere che non ce la fa più, che non ha la forza per contrastarli tutti.
Tanit è molto toccata da questa presenza che sembra essere così stanca e alle prese con un compito troppo gravoso per le sue forze.

Con l'angoscia per la sorte di questo spirito che chiede sostegno e aiuto in una lotta impari il gruppo torna alla prigione. Sorprendentemente varcare di nuovo il cancello non pone nessun problema agli avventurieri anche se un brivido scorre sulla pelle di Ren. 
Un volta giunti vicino alla porta d'ingresso lo sguardo di tutti è attratto dal balcone che sovrasta l'ingresso sbarrato. Il balcone è chiaramente pericolante e alcuni calcinacci sono a terra sui gradini d'ingresso a segnalare l'instabilità della struttura.
"Un soffio di vento più forte e quello viene giù come un castello di carte..." borbotta Hayat celando a stento la sua apprensione. 

Non che ci siano delle altre entrate più sicure: a sinistra del portone ci sono delle scale pericolanti che si arrampicano sul fianco della costruzione fino al balcone sovrastante, e a destra qualsiasi possibilità di salire è crollata nella palude che sta piano piano ingoiando un lato della prigione. Tutto l'edificio è ricoperto da un'edera nera che potrebbe essere anche usata per arrampicarsi se non avesse un aspetto davvero sinistro.

Tanit decide, per il bene di tutti, di usare un incantesimo per aprire la porta, quindi, dopo qualche secondo, si apre uno spiraglio sul buio della prigione.
Il silenzio cade sulla prigione e su tutto il circondario, o così almeno sembra ad Hayat. Tutto appare come congelato in quel attimo quello poco prima del rimbombare di un tuono o dell'abbattersi di una tragedia su un gruppo di sventurati pellegrini.L'alchimista non è molto bravo a sopportare l'attesa e quindi, dopo aver dato una bella scrollata ai suoi bracciali per confermare di non essere diventato sordo, si avvia di buon passo nel portico e poi dentro la prigione.

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La porta dietro di lui sbatte così forte che pezzi di intonaco cadono sul pavimento di pietra e immediatamente dopo tutte le porte del minuscolo vestibolo si chiudono una dopo l'altra senza che un alito di vento sfiori il ragazzo.
Volti deformati dal fuoco e dalle urla di agonia invadono immediatamente il campo visivo dell'avventuriero aggredendolo e solo il terrore paralizzante non lo fa fuggire alla vista di quell'inferno in terra.

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Quandi la porta si chiude con fragore alle spalle di Hayat il primo istinto della chierica è quello di abbattere la porta a spallate. Il colpo non riesce, ma quello che la preoccupa di più è il coro infernale di urla e gemiti che si sente anche attraverso il pesante uscio di legno.
Nemmeno Tanit con un incantesimo è Ren con la catena chiodate riescono nell'intento, anzi, le continue scosse fanno tremare il balcone sovrastante e alcune pietre colpiscono Abigail. Il gruppo si deve ritirare più lontano per non rischiare maggiori danni.
Una breve consultazione fatta di sguardi e poi Leo carica a testa bassa e spada in pugno la porta che si arrende infine all'eroe.

Quando irrompe nel piccolo vestibolo ha appena il tempo di registrare la mancanza di alcun pericolo e gli occhi sbarrati dell'alchimista, che questi, allungando teatralmente una mano come per fermare un'orda di spiriti ululanti, pronuncia con voce cavernosa:

"Placatevi, creature. Le vostre sofferenze sono finite da tempo. Trovate pace."

Poi si volta verso Leo che si sta togliendo dai capelli le schegge di legno e con una noncurante scrollata di spalle lo aggiorna:

"Qui era pieno delle anime delle vittime di un incendio."

"Ne prendo atto." risponde l'altro scrollandosi di dosso gli ultimi pezzi della porta.

Anche Tanit, entrando, conferma: "Sento urla e maledizioni nella mia testa... gli spiriti di questa prigione non sono in pace, ma odiano e si sentono abbandonati."

 "Ci aspetta una passeggiata di salute..." chiosa fatalista Leo.

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Dopo aver abbattuto anche le porte interne a spadate, il gruppo comincia l'esplorazione della prigione.

"Sento anime inquiete su questo piano, ma dal piano superiore e inferiore sento concentrazioni inaudite di malvagità..." sussurra l'oracolo a beneficio del gruppo. Ognuno stringe i propri amuleti e le proprie armi e continua circospetto a guardarsi in giro.
La prima porta che Leo apre è quella di una grossa aula, infatti ammonticchiate sul fondo ci sono una serie di panche. Molto probabilmente è il luogo dove i condannati ascoltavano la loro infausta sorte... impressione data anche dall'enorme ondata di gelo sovrannaturale che investe il giovane un attimo prima che questi richiuda la porta.

Nel frattempo l'alchimista percorre un corridoio molto  meno austero che sembra condurre nella parte dedicata alle stanze del direttore. In fondo trova un portone di metallo chiuso da un catenaccio  a cui dà un'occhiata circospetta e poi chiama Ren per disattivare le possibili trappole.

Quando la porta si apre, il gruppo entra in quello che chiaramente è l'ufficio del direttore.
"Qui gli spiriti tacciono..." sussurra Tanit con un misto di sollievo e circospezione. La stanza versa in uno stato di abbandono precipitoso. La scrivania ingombra di carte ormai marcescenti, armadi con le ante spalancate su vuoto, muffa e topi... solo la cassaforte resta serrata a proteggere i segreti della prigione. Protezione che dura solo il tempo di una preghiera, perché Ren la scassina e ne mostra il contenuto.
Come c'era da aspettarsi è piena di documenti legali come mandati di cattura, scarcerazioni e identikit di ricercati. Tra le varie carte si trovano anche informazioni sui criminali morti nell'incendio che mise fine alla prigione e alla vita del direttore.

Note sparse sui criminali più efferati ospitati ad Harrowstone

Vance Saetressle, conosciuto come Il Boia. Conosciuto soprattutto per la sua preferenza per i luoghi bui da cui saltar fuori per decapitare con l'ascia le sue vittime. La sua ascia è custodita nella prigione.

Pifferaio di Illmarsh, nome ignoto. Conosciuto per paralizzare le proprie vittime con polvere di Lich e accompagnare i suoi efferati delitti con una lugubre nenia. 

Ispin Honixudgel, Il Predatore. Artigiano benvoluto e marito fedele finché non scopre il tradimento della moglie a cui spacca la testa con un martello. Preso dal rimorso e dalla follia cerca di ricostruire il teschio della moglie usando pezzi di altre vittime.

Hean Feramin, Il Sanguinario. Professore di antroponomastica. Un rapporto casuale con una succube distorse e rese ossessivo il suo studio. Studiò il potere del nome, si dice che scrivesse il nome della sua vittima una lettera alla volta e al compimento della scritta succedessero cose terribili.

Sefick Corvin, Padre Ciarlatano. Non si hanno notizie di omicidi, ma tutte le chiese dell'Ustalav hanno chiesto a gran voce la punizione di questo criminale. E' stato un truffatore itinerante, quando è stato scoperto i suoi aiutanti, cultisti di una divinità oscura, hanno fatto una strage di guardie. Sono conservati i suoi simboli sacri.

domenica 19 giugno 2016

Cap. NOVE in cui la chierica ha qualcosa da dire

Appena la polvere dei calcinacci si posa, il gruppo si rende conto che la luce è cambiata, ormai si avvicina il tramonto e nessuno ha molta voglia di attendere la notte in quel luogo così poco accogliente.

Quando giungono a casa, Kendra li accoglie sulla soglia con un lume per guidare il loro percorso, e, quando li vede arrivare, si aggrappa al braccio di Abigail mormorando con urgenza:
"Adesso siete convinti che mio padre non è morto di morte naturale?"
"Nessuno aveva messo in dubbio la tua parola, cara." le risponde la chierica rassicurandola. Hayat annuisce confermando le sue parole. Lui sapeva che niente era naturale in tutto quell'affare.

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Mentre Kendra, aiutata da Abigail e Tanit, prepara la cena chiedendosi se era il caso oppure no di apparecchiare un posto in più per ipotetiche apparizioni nella zuppiera, Hayat si trova incastrato in un angolo dalla silenziosa ma onnipresente guardia del corpo del damerino.
"Alchimista..." lo apostrofa senza alcun preambolo.
Hayat resta in silenzio e in attesa vigile; era stato richiamato abbastanza volte con quel tono svagato da sapere che, se si muoveva troppo in fretta o faceva una battuta di troppo, poteva finire facilmente ai coltelli. Odiava i tipi troppo taciturni; erano, di solito, i più letali.
"... mi dicono che a quelli come voi piace trafficare."
Voi chi? Voi alchimisti? Voi ifrit? Voi aitanti giovanotti di quasi settant'anni nel pieno del vigore della gioventù? Voi amanti passionali e premurosi? Voi che vorreste essere ovunque tranne che in un angolo buio con il mastino da guardia di un pupo che allunga un po' troppo gli occhi sulla vostra donna?
"Circoscrivi un po' il campo, non sono qui a perder tempo." risponde gonfiando impercettibilmente i muscoli del petto.
"Parlo di veleni, sapientone."
"Sono illegali, dolcezza."
"Lo so, ma non voglio niente che uccida davvero. Solo qualcosa per difendersi... una sorpresina in più in questo mondo difficile."
La sorpresa per un attimo paralizza Hayat. Ren ha appena fatto una battuta con un ghigno sul volto sempre in penombra. Forse la fine del mondo non era poi così lontana.
Eppure il discorso lo intriga. Magari è possibile trovare qualcosa di interessante qui in giro, senza troppe difficoltà. E poi gli manca mettere un po' mano al suo laboratorio e distillare.

Prima però vuol sapere che aria tira in questo paese in cui succedono già abbastanza cose strane. Quindi fa un cenno di comprensione a Ren e si infila in cucina per tastare il terreno.
"Kendra, c'è qualcuno che si occupa di pozioni ed estratti qui in paese?"
La ragazza ci pensa un po' su e poi risponde: "Giominda ha qualcosa. Di cosa hai bisogno?"
Hayat risponde con un'altra domanda: "E che fama ha?"
"E' una brava donna, nessuno ne parla male... c'è da dire che gira la voce che distilli veleni e droghe, ma lo sceriffo giura che non ha mai trovato niente di sospetto. Le più pettegole insinuano che o sono d'accordo e lui prende una percentuale oppure lei gli conceda più confidenza di quanto ci si aspetti da una donna sola."
Hayat guarda Tanit non capendo l'allusione un po' troppo velata e l'oracolo, con un tono più pratico di quanto ci si aspetti da una che vive sempre con la testa tra gli spiriti, gli svela l'arcano:
"Vanno a letto assieme."

Risposta che non necessita repliche.

Una volta chiarita la situazione, Hayat decide di farsi una passeggiata nei dintorni per vedere cosa riesce a trovare con una ricognizione molto superficiale. Ren lo accompagna alla porta con un sorrisetto che, se non fosse un po' inquietante sul volto sempre inespressivo del ninja, sarebbe quasi di anticipazione golosa.
La sua passeggiata gli regala dell'erba luparia - di cui fa scorta perché non si sa mai - e della cicuta che, è quasi certo, farà la felicità di un certo ninja di sua conoscenza una volta messa a seccare e preparata per bene.

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Dopo cena il gruppo decide di avviare un'operazione di pedinamento discreto di Gibs e i suoi scagnozzi.
Il piano è quello di farsi vedere in paese e sperare che questo li stani dai loro nascondigli.

Tanit e Hayat vanno a bere qualcosa alla Locanda Apparente per tastare il polso al villaggio... anche per capire se la loro avventura notturna aveva scatenato qualche diceria o il panico in paese. 
Il locale si dà un certo tono e certo non è un posto per sfaccendati e rissaioli. Mentre la coppia sta bevendo ad un tavolino appartato, una famiglia accanto a loro discute animatamente degli ultimi avvenimenti.

"Hai visto che la figlia del necromante si tiene in casa gli stranieri? Lo sapevo io che tutti questi estranei avrebbero portato rogne..." mugugna una donnina secca secca dando ripetutamente di gomito al corpulento marito.
"Ti ho sentito, donna. Come ti hanno sentito i giovani stranieri seduti qui accanto." risponde desolato l'uomo con un sorriso per Tanit. A quel punto Tanit risponde al sorriso e Hayat fa tintinnare i numerosi bracciali con un gesto di saluto. Il più piccolo dei bambini seduti al tavolo si volta senza imbarazzo apostrofando l'alchimista. 
"E' vero che hai spiaccicato due bestiacce succhiasangue in piazza e che c'erano budella ovunque? Me l'ha detto mio cugino che ha giurato di averti visto sputare fuoco dalla bocca!"
Hayat sorride suo malgrado e sta per rispondere con un'abbondante dovizia di particolari macabri per il piacere del suo giovane uditorio, ma si inserisce Tanit riportando il fidanzato a più miti consigli.
"Abbiamo solo neutralizzato creature voraci. Raccontatemi invece qualcosa della prigione, ho sentito chiacchiere terrificanti."
Il cambio di argomento non sembra scontentare il gruppetto e, anzi, coinvolge anche gli adulti.
"Circolano un sacco di leggende sulla prigione," esordisce l'uomo, "anche se io non c'ho mai creduto. Ultimamente però sembra che ci sia un sacco di movimento in quelle zone."
Il ragazzino non resiste e deve dire la sua: "Bob, il figlio del maniscalco, giura di aver visto il fantasma del boia che si aggirava sulla balconata superiore... suo padre gli ha detto che a quello lì, quando era vivo, gli piaceva proprio il suo lavoro."
"Bob dice un sacco di frottole, per me sono topi e millepiedi che spaventano le donnicciole."
"Io invece ho sentito che la prigione è infestata dai fantasmi dei criminali morti nell'incendio e che solo il direttore e sua moglie Vesorianna, morti nel tentativo di non far fuggire quei mostri, sono in grado di tenerli a bada anche dopo la morte." anche la moglie deve intervenire.
"Taci, donna. Non sai altro che dare aria alla bocca."

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Mentre la coppia raccoglie informazioni conversando amabilmente, all'esterno la chierica monta la guardia nella piazzetta in una immobilità ieratica. Si distingue appena dalle ombre della notte, ma basta quello e il fatto che sembri sola nel paese deserto ad attrarre una gruppetto di giovinastri con troppa birra nello stomaco e poco cervello in testa.

"Donna, cosa fai in giro da sola... non sai che si possono fare brutti incontri di notte? Dove sono i tuoi strani compari?"

Abigail si sta trattenendo con tutte le sue forze anche se ritiene che una bella sculacciata metterebbe a posto un sacco di cose. La sua disciplina la trattiene e la sua divinità è compassionevole. Solo un fremito lungo il braccio mollemente appoggiato alla scimitarra mostra i reali pensieri dietro lo sguardo marmoreo.

"Donna, sei sorda? Certo che con quella faccia non saranno  molti gli uomini veri che ti rivolgono la parola..."

Abigail non volta nemmeno lo sguardo.

"Dove hai lasciato la figlia del necromante? Se è a casa da sola magari andiamo a farle un po' di compagnia..."

A questo punto Abigail socchiude gli occhi, mormora una preghiera di scuse a Serenrae e sfodera la scimitarra.

"Andatevene prima che qualcuno si faccia del male."

Il tono è gelidamente calmo, ma le ondate di furia appena trattenuta si irradiano tutt'attorno.

Dei tre che si stavano avvicinando minacciosi, due rinculano spaventati e borbottano l'intenzione di andare a cercare Gibs.
Il terzo sembra non rendersi conto del pericolo e continua ad avvicinarsi slacciandosi persino le braghe per spiegare meglio le sue intenzioni ben poco da gentiluomo.

Leo, trattenendosi a stento dal ridere fragorosamente, lancia Unto sul provetto amatore che cade per terra con molto imbarazzo. Nel contempo, Ren si mette sulle tracce dei due che si stavano allontanando in fretta. Una volta catturati e ricondotti alla ragione, dicono che Gibs non si vede mai, non viene più a far festa con loro.

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Richiamati dagli schiamazzi, anche Tanit e Hayat escono dal locale e raggiungono gli altri. Con una veloce occhiata si rendono conto che la chierica ha messo in fuga tre buzzurri praticamente senza mostrare le armi e la stima di Hayat cresce di una tacca.
Mentre l'alchimista osserva la donna uno strillo terrorizzato attrae l'attenzione del gruppo. Una donna ci assicura che, mentre chiudeva le imposte, suo marito, morto ormai da mesi, ha cercato di entrare in casa.
Basta poco agli avventurieri, seguendo le tracce di sbandamento e devastazione, per trovare il caro estinto. Si presenta davvero male, con i vestiti a brandelli e la carne putrescente che cade dalle ossa. Con un paio di colpi viene abbattuto e buttato nel fiume. Ormai sono diventati esperti nell'eliminazione di resti non morti.

Superato il primo atavico orrore Hayat si rende conto che queste povere creature non sono state rianimate con uno scopo preciso, ma - come le piccole bruciature inevitabili durante la preparazione di un estratto alchemico - questi morti tornano in vita come effetto collaterale a uno scoppio di necromanzia che ancora irradia le ondate del suo potere.

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Il mattino dopo Kendra sveglia il gruppo con la notizia che il paese è in grande fermento: durante la notte ci sono state altre apparizioni di cari estinti e che sulla statua è apparsa una nuova lettera tracciata con il suangue di un cucciolo di cane trovato lì accanto. Adesso si può leggere VE, che il popolino interpreta come VENDETTA mentre il gruppo vede il nome della moglie del coraggioso direttore: VESORIANNA.
La colazione viene consumata in un'atmosfera cupa e meditabonda e alla fine Tanit si offre per fare una domanda alla tavoletta... qualsiasi informazione in più è vitale.
L'oracolo si prende un momento per mettersi in contatto con gli spiriti inquieti che da sempre le parlano e formula la sua domanda: "La parola che stanno scrivendo è un incantesimo o un diversivo?"
Il silenzio nella stanza è totale e il gruppo trattiene il fiato mentre Tanit sembra chiudersi sempre più nella sofferenza che gli spiriti sembrano trasmetterle. Si dimena sulla sedia e mugola sempre più cupamente al punto che Hayat è lì lì per strapparle la tavoletta dalle mani, ma poi la giovane spalanca gli occhi e torna tra i vivi strappandosi a forza dai morti.
"DIVERSIVO" sospira prima di svenire tra le braccia di Hayat.

Quando si riprende racconta che le sue voci erano estremamente agitate e altre erano furiose, terribili. Abigail scuote la testa dubbiosa, non sa se fidarsi della tavoletta e di questi spiriti che sono sempre più rabbiosi e incontrollabili.

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La situazione si sta facendo sempre più complicata e pericolosa, quindi Kendra suggerisce di andare a parlare con il pastore che aveva già aiutato suo padre.
Quando arrivano si rendono conto che il prete è sempre molto più spaventato ed è sempre più convinto che Petros sia stato ucciso. Si rammarica di aver sottovalutato il pericolo che Petros gli aveva segnalato.
Alla domanda se conoscesse Gibs risponde che è uno sbandato che vive in una baracca alla periferia del paese in uno degli edifici più vicini alla prigione.
Abigail chiede: "Nessuno si è accorto di gente straniera che si aggirava attorno alla prigione?"
"Un mese fa il tempo era estremamente nebbioso..."
Hayat guarda fuori dalla finestra e si chiede come potesse essere ancor più nebbioso di adesso.
Tanit intercetta lo sguardo dubbioso del suo compagno fuori dalla finestra e risponde facendo spallucce, a lei piace la nebbia, si sente a casa. Interviene anche lei nella discussione:
"Che cosa si sa dei prigionieri?"
"Erano criminali della peggior specie... dei pazzi senza possibilità di riscatto o riabilitazione. Dei mostri tornati a perseguitarci."

domenica 24 gennaio 2016

Cap. OTTO in cui la prigione dà il suo benvenuto

Tutti gli avventurieri sono esausti e quindi si ritirano a dormire per riprendersi. Solo Kendra e Tanit sono abbastanza riposate da poter andare al mercato a fare un po' di provviste per il pranzo... e magari ascoltare qualche chiacchiera su Gibs.

Tanit, nonostante i suoi capelli rosso fuoco, la pelle nera e gli occhi completamente bianchi, è in grado, grazie al fatto di essere una Ghermita, di sparire tra le ombre molto velocemente. Quindi, mentre Kendra è presa dalla contrattazione al banco della carne, lei, passando da una penombra all'altra ascolta le conversazioni che si fanno nei diversi capannelli.

"La lavandaia stamattina ha trovato una mano bruciacchiata al fiume!"
"Io l'ho sempre detto, gli stranieri hanno sempre portato sventura qui al paese... non tornavano i morti quando era vivo quella buon'anima di mio padre!"
"Ma non era proprio lui che ieri sera bussava forte alle vostre finestre?"

Più in là un nome fa aguzzare le orecchie della ragazza-ombra.
"E' tutta colpa di quel Lorimmor... è iniziato tutto dal funerale di quel necromante."
"Ha fatto bene Gibs a cercare di impedire che fosse seppellito assieme agli onesti cittadini. Se fosse stato per me, sarebbe finito in qualche fossa dimenticata da Pharasma..."

Tanit sorride all'idea che Pharasma dimentichi qualcuno o qualcosa. Raggiunge velocemente Kendra apparendole accanto dal nulla e facendola sussultare.
"Conosci i tizi che ci hanno sbarrato la strada durante il funerale di tuo padre?"
"Sono un gruppo di scansafatiche capitanate da quel bellimbusto di Gibs. Sono soliti fare il giro delle locande per ubriacarsi... al Demone Ghignante sicuramente ne sapranno di più, visto che a Zokar toccava buttarli fuori una sera sì e una anche."

L'oracolo guida l'altra donna fino alla locanda per interrogare il proprietario.
"Diciamo che non è una compagnia raccomandabile," dice Zokar in risposta alle domande di Tanit, "è uno a cui piace fare il prepotente. Gli vanno poco a genio le donne indipendenti, infatti l'ho sentito con le mie orecchie fare commenti poco lusinghieri sulla chierica che accogli in casa, Kendra. Certo non si fa sentire da lei, visto che ha proprio l'aria di una che lo saprebbe rimettere al suo posto..."
Kendra è completamente d'accordo con Zokar. Abigail è una cara amica che l'è stata molto vicina al momento del bisogno, ma nemmeno lei vorrebbe vederla arrabbiata.

Quando le due donne escono lo sguardo degli avventori viene prima calamitato dalle grazie di Tanit e poi dal misterioso cadere a terra di tutti i boccali nella stanza.
"Succedono un sacco di cose strane da quando quelli sono arrivati in città, eh." chiosa un vecchietto curvo sulla sua birra che non sembra aver subito alcun scossone.

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Il ritorno di Kendra e Tanit è festeggiato da Ren perché finalmente si vede un po' di carne in questa casa. Il resto del gruppo si fa attorno alle due che raccontano quello che hanno sentito al mercato. Abigail, quando viene menzionata la mano nel fiume, guarda con una certa disapprovazione Leo, visto che sbarazzarsi dei cadaveri con così poco rispetto era stata un'idea sua.
Hayat non fa caso alle chiacchiere ma si preoccupa solo di stringere a sé il suo oracolo preferito per non farla allontanare mai più.
"Allora, cosa volete chiedere alla tavoletta?" mugugna l'alchimista attraverso i capelli di Tanit.
"Cosa la usiamo a fare se gli spiriti possono mentire..." risponde secca Abigail mentre aiuta Kendra a sbucciare le patate per pranzo.
Questa domanda gela per un attimo il gruppo, ma poi Tanit risolve con la sua solita leggerezza svagata: "Gli spiriti sono come gli uomini, sono tutti dei bugiardi, ma sotto sotto hanno sempre qualcosa di buono da darti."

Hayat finge di non vedere Abigail rivolgere gli occhi al soffitto, Kendra arrossire fino alla punta dei capelli, Leo annuire con troppa foga e Ren sbranarsi come una volpe rabbiosa la coscia del volatile preso per pranzo.

Dopo pranzo Tanit si prende qualche minuto di raccoglimento per poter interrogare al meglio gli spiriti. Hayat è molto preoccupato, perché è stata un'esperienza terribile e non può aiutarla in nessun modo.
Il silenzio cala sulla stanza e la tensione blocca il respiro a tutti. Nessuno osa muoversi, solo Leo fa un passo avanti e si mette dietro la ragazza mormorando un incantesimo in grado di darle aiuto in quel frangente. Anche se non ha nessuna intenzione di dirglielo, Hayat apprezza che Leo si stia concentrando per dare supporto a Tanit.
Sulla stanza cala un silenzio attento,  mentre Tanit sembra essere totalmente assorta nell'ascolto di voci che può sentire solo lei. Quando sembra essersi concentrata abbastanza pronuncia a voce alta la domanda che il gruppo ha pensato di rivolgere agli spiriti.

"A chi è interessata la Via Sussurrante?"


La stanza si fa più gelida mentre Tanit traccia sulla tavoletta una lettera alla volta.

HAWKRAN

E' la risposta, prima di svenire tra le braccia di Hayat.

-@-

Mentre l'oracolo riprende le forze, Kendra riconosce immediatamente il nome: "Ma è il nome del direttore della prigione!"
Tanit le chiede con un filo di voce: "Nasconde qualcosa?"
Kendra replica sorpresa: "Ma no! Ha la fama dell'eroe, è morto nell'incendio della prigione sacrificandosi per non far fuggire i prigionieri più pericolosi!"
"Dobbiamo andare ad indagare." conclude Abigail con tono deciso.


Una volta terminati i preparativi il gruppo si dirige verso la prigione. La giornata si presenta molto poco invitante e la nebbia sembra insinuarsi con le sue dita gelide per congelare i cuori degli avventurieri. Il tratto di strada che percorrono è vuoto e silenzioso come una cripta abbandonata e solo il gracchiare delle cornacchie sui rami scheletrici accompagna la loro marcia.
Su un piccolo rialzo si stagliano le spoglie bruciate di un imponente edificio a pianta quadrata. L'aura che emana è di cupa desolazione e morte e su tutto ristagna un vago odore di bruciato e putredine. Il silenzio incombe e persino gli spiriti che accompagnano Tanit sembrano essere intimiditi e restano quieti senza manifestarsi.
Una breve ma impervia salita conduce la compagnia ad un cancello chiuso  da cui si intravede la struttura principale. La sensazione si fa sempre più malevola e il muro che delimita la proprietà cosparso di edera marcescente sottolinea con forza la volontà di tenere fuori qualsiasi cosa che sia ancora viva. L'aria puzza di necromanzia e Hayat, in cuor suo, si chiede ancora e ancora e ancora cosa ci facciamo qui?

 Quando Ren appoggia la mano sul cancello per aprirlo, tutti lo possono vedere scostarla di scatto e stringersi le braccia attorno al corpo gettando un grido di orrore. E' però solo un attimo, solo l'impressione di un momento, come se il ricordo delle sofferenze patite dentro la prigione si fossero risvegliate per dare il loro macabro benvenuto. Infatti il ninja si riprende subito e varca con decisione il cancello, anche se tutti possono vedere come la mano esiti un secondo di troppo prima di appoggiarsi di nuovo sul gelido metallo.
"C'è molto dolore e pazzia qui dentro." sussurra Tanit con un moto di compassione.

Dopo Ren tutto il gruppo entra senza nessun problema. Davanti a loro si allunga un sentiero con al centro un albero completamente nero e spoglio, morto da chissà quanti anni che sembra volerli ghermire con i suoi lunghi rami rinsecchiti. L'albero sembra attrarre inesorabilmente Leo che si attarda ad osservarlo. Sembra avere qualcosa sulla punta della lingua, qualcosa di importante da dire, che potrebbe cambiare per sempre la sorte della missione. Hayat si accosta al ragazzo in attesa e fa un cenno al resto del gruppo in modo che Leo abbia l'attenzione di tutti. Quando finalmente si decide a parlare ogni componente della spedizione si sporge inconsapevolmente in avanti.
"Devo dirvi una cosa importante..." la tensione sale e Hayat prende una mano di Tanit tra le sue, "quello è un noce ed è molto raro che vengano colpiti dai fulmini. Se si scatena una tempesta, sappiamo dove rifugiarci."
Con un brontolio molto poco lusinghiero il gruppo si allontana dal ragazzo per avvicinarsi alla prigione senza ulteriori commenti.

Proseguendo per il sentiero si incontra sulla sinistra un edificio più piccolo che probabilmente era l'alloggio del direttore e di sua moglie. L'edera ricopre tutta la facciata e la porta è scardinata. La sensazione è quella di una tragedia consumata nel passato che però risuona di echi sinistri anche nel presente.

Il gruppo si trova di fronte alla costruzione principale, il carcere vero e proprio. La struttura è imponente e sinistra. La porta è chiusa e sormontata da un balconcino parzialmente crollato. Sul tetto si sporgono malevole delle gargolle e a nessuno sfugge quella in pezzi alla base della prigione.
Hayat coglie di sfuggita il contrarsi ancor più deciso della mascella di Abigail.

Tutto l'edificio è ricoperto da edera che ha proprio l'aria di essere velenosa e malvagia. Alla base però si può notare che è stata strappata e sui mattoni si notano dei simboli.
"E' un rituale necromantico... quello è sangue." Leo informa il gruppo trattenendo a stento il disgusto.
"C'è il nome di Hawkran, il direttore." nota Abigail, "riconosco incantesimi di Abiurazione e Necromanzia. Se lo sono portato via."

A quel punto il rumore di calcinacci che si schiantano a terra scuote gli animi già tesi di tutti.

martedì 15 dicembre 2015

Cap. SETTE in cui una cripta porta consiglio

Nel momento stesso in cui il gruppo si avventura nel cimitero, l'elfa scompare.
Hayat e Abigail contemporamente invocano le proprie divinità... in maniera più o meno devota.

Il gruppo, decurtato di risorse e membri, tentenna un po' prima di prendere coraggio e inoltrarsi nelle Terre del Crepuscolo. Il morale non è lieto e la nebbiolina tra le tombe e il silenzio irreale certo non aiuta a mantenere alto il coraggio. Solo la determinazione furiosa di Abigail sembra spronare avanti la compagnia.
Ad un certo punto si imbattono in un gruppo di tombe in cui è chiaro un certo andirivieni degli occupanti... molto probabilmente i non morti appena sconfitti provengono da qui.
La chierica si sofferma un momento a pregare per le anime disturbate e poi afferma: "Qui non è all'opera un necromante... i non morti non sono controllati, vogliono solo tornare a casa loro."
Ad Hayat sembra di sentire il sospiro partecipe di Tanit.

Dopo questa pausa contemplativa gli avventurieri si spingono più avanti fino ad arrivare ad un'area del cimitero che ospita tombe più sontuose. Proprio davanti a loro si para una delle cripte più riccamente decorate, quella per cui si erano avventurati di notte, al buio, nella nebbia e tra i non morti. Tra le decorazioni spiccavano delle gargolle ghignanti che ricordano a tutti la fine di Petrus. Un brivido percorre la schiena di Hayat, ma la determinazione di Abigail continua a spronarli avanti.

La porta è chiusa da un chiavistello, ma è abbastanza chiaro che è stato manomesso e poi rimesso a posto. Ren armeggia qualche minuto e poi apre la porta per noi. Dà un'occhiata nel buio e poi Hayat lo vede voltare lo sguardo su Leo con un'aria decisamente preoccupata.

Quando Hayat varca la porta della cripta l'odore di chiuso e l'umidità lo colpisce come uno schiaffo. Non è il buio a spaventarlo, ci vede senza problemi, è proprio l'aria di tempo sospeso, di attesa eterna che lo fa rabbrividire.

La polvere aleggia su tutto e le ombre nelle nicchie vuote aumentano la sensazione di essere osservati. Il ninja fa notare al gruppo una serie di impronte che scendono la scalinata e poi ritornano... non possono altro che essere le orme di Petrus sceso a cercare quello che ha lasciato scritto nel diario.

Quando scendono il buio e l'umidità è opprimente. Tra le ombre si può vedere un sarcofago nero riccamente decorato su un piccolo rialzo. Mentre gli altri danno un'occhiata, Hayat sente un vago strisciare. Quando Abigail fa luce un millepiedi enorme cade dal soffitto e cerca di attaccare la chierica, ma la manca. Hayat reagisce d'istinto e lo colpisce mentre gli altri si rendono conto di essere sotto attacco. Abigail scivola e colpisce Hayat, facendoli persino dei danni.
"Questa poi me la paghi, chierica!" urla l'alchimista al culmine della concitazione.

Leo evoca un'aquila che si avventa con artigli e becco sul millepiedi che Ren finisce, purtroppo il fiero uccello viene ucciso da un altro millepiedi che a sua volta fa una brutta fine sotto la sciabola della chierica.

Hayat, mentre il gruppo si cura le ferite, fa notare che il sarcofago è stato aperto e richiuso, quindi qualcuno è stato lì e ha fato qualcosa alla sepoltura. Chissà cosa li aspetterà lì dentro...
Abigail sposta la pietra con un gesto deciso e scopre un vero tesoro: frecce d'argento, ampolle di acqua benedetta, pozioni di cura e degli strani sifoni ricoperti da rune inquietanti e con un vapore biancastro che si agita dentro. Leo le riconosce come sifoni da infestazione e un brivido di anticipazione percorre il gruppo.
In fondo alla cassa c'è persino un astuccio con uno scarabeo che Hayat ha già visto su uno dei libri che devono essere restituiti.

"E' un sacco di roba! Possiamo davvero prenderla?" esclama Hayat contemplando tutto quel ben di Pharasma.
"Sono armi contro i non morti... noi siamo qui per combattere i non morti. Credo che questa roba sia qui per noi," risponde deciso Leo e Abigail conferma con un cenno della testa.

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Dopo aver raccolto tutto quello che potevano dalla cripta, gli avventurieri tornano a casa mentre si alza un'alba livida.
Quando li vede arrivare sporchi e pesti, Tanit non resiste un minuto di più e corre fuori da Hayat.
"Siete tornati! Dov'è l'elfa? Sembri più vecchio, caro?"
L'alchimista è travolto dalle domande e risponde mentre entrano in casa.
"L'elfa è scomparsa subito dopo il combattimento contro dei non morti... no, amore, non sembro più vecchio. Sono solo tremendamente stanco."
Leo fa un sorrisetto sarcastico e poi tira fuori dallo zaino una tavoletta spiritica che Hayat non aveva notato.
"L'abbiamo trovata assieme alle armi e alle ampolle di acqua benedetta. Forse tu sai come usarla."
Tanit la prende con molta reverenza.
"Cosa volete chiedere agli spiriti?" sussurra d'un tratto attenta e presente.
Il gruppo si consulta un po' e poi la domanda viene così formulata: Chi ha scritto la V sul monumento con il sangue?

Si prende qualche momento per raccogliere le forze e poi pone le mani sulla tavoletta ripetendo la richiesta. All'improvviso la temperatura sembra calare e il silenzio si riempie di strani scricchiolii e gemiti. I capelli di Tanit si rizzano sulla testa e ondeggiano come se l'oracolo fosse preda di una furia invisibile. Tutti gli oggetti sul tavolo cadono a terra e Tanit geme sofferente.
Lentissimamente si forma la parola GIBS sulla tavoletta. Quando si compone l'ultima lettera la donna spalanca gli occhi bianchi e poi sviene tra le braccia di Hayat che la stringe a sé terrorizzato.

sabato 28 novembre 2015

Cap. SEI in cui nella valle dell'Eterno Riposo si riposa ben poco

Gli avventurieri decidono di tornare a casa per cenare e raccogliere le forze e le idee visto che la situazione si sta facendo sempre più intricata, misteriosa e maledettamente pericolosa ogni momento di più.
Una volta seduti a tavola e servita la zuppa - che Ren sembra apprezzare vista la quantità di carne che Kendra gli porge con un sorrisetto timido - nessuno si stupisce quando l'elfa si materializza di nuovo nella zuppiera.
Solo la padrona di casa guarda un po' storto la stoviglia ereditata da una zia un po' eccentrica, ma non pensava fino a quel punto.
Le accoglienze sono molto diverse tra loro.
Ren, con il suo solito tono caldo come una fossa appena scavata, la apostrofa con un "sempre puntuale per cena, eh!"
Leo, d'altro canto, non può per educazione e interesse, non alzarsi sollecito ed aiutarla, di nuovo, ad uscire dall'impiccio.
Kendra, da buona padrona di casa, promette un piatto in più per l'indomani.
Tanit, porgendole un piatto perché possa aggiungersi alla cena, chiede: "Passato una bella giornata? Tutto bene a casa? Qui forse abbiamo a che fare con non morti."
Mariel, ripulendosi molto accuratamente, gira lo sguardo sull'Oracolo e risponde secca: "A casa siamo o tutti vivi o tutti morti!"
"Meglio per voi..." mormora a mezza voce Hayat mentre gli altri ritornano a mangiare dopo l'interruzione,

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"Non ci resta che andare a dare un'occhiata al cimitero... giusto per farsi un'idea di quello che sta succedendo." suggerisce Leo mentre si aggiusta la spada sulla schiena. Il gruppo è d'accordo, nonostante i mugugni di Hayat e i sospiri inorriditi dallo sporco e dall'affollamento di umani morti di Mariel. 
Kendra preferisce rimanere a casa e Abigail è chiaramente divisa tra la necessità di restare con lei e proteggerla e l'imperativo morale di investigare su questi eventi che chiaramente turbano lo scorrere naturale della vita. Il suo dissidio interiore viene risolto da Tanit che si offre di restare a casa con Kendra mentre gli altri escono ad indagare. 

Hayat è davvero sorpreso di quanto si stia dimostrando maturo e responsabile Leo di fronte al pericolo e alle difficoltà. Sta quasi per dargli una pacca incoraggiante sulla spalla mentre escono, quando viene loro incontro sulla soglia una vicina di casa annunciando che il marito ha appena visto la figlioletta morta grattare alla finestra per entrare.
La pronta risposta del ragazzo fa scendere il gelo sul gruppo e sbiancare la povera Kendra.
"Pensa se torna papino mentre siamo fuori!"

La pacca incoraggiante si trasforma in un invito non proprio cortese a darsi una mossa e togliersi in fretta dalla traiettoria dello sguardo omicida di Abigail.

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Prima di raggiungere il cimitero Abigail si rende conto che l'esibizione del druido alla "Locanda apparente" potrebbe attrarre nuovamente gli stigi e cerca di convincere il gruppo ad andare a vegliare sui concittadini di Kendra. Ci sono un po' di discussioni, ma poi la compagnia si rende conto che deve scegliere tra un freddo, umido e terrificante cimitero e un'accogliente e calda locanda. Questo fa pendere la bilancia in favore della veglia dei poveri concittadini!
Il locale che li accoglie è decisamente carino, ha quell'atmosfera calda da locanda di paese pulita e ben gestita. Sul piccolo palco si sta preparando il bardo che ha attratto una discreta folla, desiderosa, anche, di rivivere lo spettacolo imprevisto del pomeriggio. La sete di violenza della gente sorprende sempre Hayat.
Le attrattive della locanda possono essere riassunte in birra, musica e belle donne. Birra e musica già scorrono e le belle donne sono molto ben rappresentate dalla locandiera che accorre per ringraziare gli avventurieri che oggi sono stati così coraggiosi.
Leo fa la coda come il pavone e Hayat lo lascia fare, anche lui è stato un ragazzino affascinato da qualunque curva di passaggio.

Il bardo comincia a cantare e, tranne un paio di stecche fa fanno desiderare una fine dignitosa all'elfa arpista, riesce a coinvolgere tutta la sala che gli risponde durante i ritornelli delle canzoni più conosciute.
Dopo un paio di birre e due chiacchiere con gli abitanti del villaggio, la chierica si convince che la cosa più pericolosa in quella sala sono loro e quindi decide di volgere la sua attenzione e quella del gruppo al camposanto.
Anche perché ci sono ben quattro guardie cittadine che si sforzano di darsi un'aria ufficiale mentre bevono e cantano con gli altri.

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Il cimitero è esattamente come Hayat se l'era immaginato, cupo, umido, con una nebbiolina che si addensa caliginosa attorno agli alberi e ai monumenti più inquietanti. L'ifrit non ha paura, visto che vede tranquillamente al buio, è che lui è decisamente più un uomo di scienza che d'azione e ogni volta che si trova a dover menare le mani una vocina gli cinguetta in testa dicendo cose tipo "Ci sono modi più intelligenti della clava per risolvere un problema...". Hayat quella vocetta un po' la vorrebbe ascoltare... ma poi un tizio qualunque dà un'occhiata un po' troppo lunga a Tanit e ad Hayat va in bollore il cervello.

Mentre l'alchimista registra la propria disapprovazione per tutti i luoghi freddi e sinistri, l'elfa si sta ripetendo come un mantra qualcosa che suona come "Io non sono qui... la mia divinità non mi odia... io non sono qui... questo non è un luogo lurido e pieno di umani... io non sono qui..."

Nel frattempo attorno a Leo si addensa una strana nebbiolina e il gruppo può vedere di nuovo l'armatura materializzarsi attorno al ragazzo e renderlo decisamente meno gracilino e insulso.

All'ingresso del cimitero tutto il gruppo può notare delle figure barcollanti che si avvicinano.
Qualche secondo dopo emergono dalla nebbia quattro figure con i vestiti stracciati, sporchi di terra e con la carne che gli cade dalle ossa.
Ma perché capitano tutte a noi?  pensa Hayat quando si trova una mano imputridita che cerca di cavargli gli occhi a forza di graffi.

I non morti vengono tenuti a bada fino a quando spunta un bambino con un vestitino elegante da cui però sporgono ossa e vermi. A quel punto Hayat ha, per un attimo, un'esitazione... no, un bambino non lo posso picchiare.
Tentennamento che viene prontamente superato da Abigail che castiga il discolo non morto con una sciabolata sacra.
Al lamento del piccolo: "Perché mi hai fatto maaaaleee?", la chierica risponde con una luce folle negli occhi:
"Perché sei un ABOMINIO!!!"


Hayat nella mischia trova il tempo di segnarsi di non far mai imbestialire la chierica.


Nonostante le gravi ferite di Ren, che si dimostra una guardia del corpo dedita fino al sacrificio, il gruppo riesce ad abbattere tutti i non morti. Una volta a terra è difficile distinguere gli zombie dai morti non risvegliati, quindi gli avventurieri si trovano con il bel problema di dover, eventualmente, giustificare agli occhi della popolazione questo inusitato vilipendio di cadavere.
Leo ha l'idea per risolvere la situazione: il fiume è vicino... ci penserà la corrente.

Finito di dare l'estremo saluto agli estinti, sperando che rimangano morti per molto tempo, il gruppo si consulta sull'opportunità o meno di proseguire nell'esplorazione. Decisamente non si può lasciare il lavoro a metà, soprattutto se c'è la possibilità di scoprire chi c'è dietro queste apparizioni e questi risvegli.

lunedì 28 settembre 2015

Cap. CINQUE in cui un concertino in piazza ha svolte inaspettate

Hayat fa appena in tempo a riprendersi dalla lapidaria risposta degli spiriti che si rende conto che Mariel è scomparsa senza lasciare tracce. Trattiene a stento uno strillo sorpreso ben poco virile e poi prende per un braccio Tanit e la fa allontanare senza troppe cerimonie da quel luogo così macabro esclamando: "Ho fatto il mio carico quotidiano di stranezze prima di pranzo, torniamo indietro!"

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Nel frattempo Kendra e Abigail accompagnano Leo e Ren al tempio di Pharasma, dove tutti sperano di trovare qualche informazione in più rispetto al mistero in cui Petros, non volendo, li ha trascinati. Nel vestibolo li accoglie una grande statua della dea con in mano una bilancia e una folla di devoti bisognosi di rassicurazioni e guida spirituale.

Abigail si avvicina ad un chierico che fa loro strada verso la biblioteca. Il silenzio è rotto solo dal sospirare delle pagine sfogliate e il grattare dei pennini sulla carta ruvida. In questo ambiente organizzato e tranquillo le spalle di Abigail sembrano rilassarsi impercettibilmente e Leo dà uno sguardo da intenditore ai tomi riccamente ornati.
Il chierico li conduce agli scaffali con gli annali della prigione e li lascia soli con un breve cenno di ringraziamento da parte di Kendra e Abigail. 
Durante la ricerca salta subito all'occhio che la V che viene tracciata è l'iniziale del nome della moglie del direttore della prigione: Vesorianna. Questo non spiega però quale sia il motivo di questo scempio. I giovani si ributtano sui libri per carpire più informazioni possibile.

Il tempo passa lentamente e Ren sente la necessità di sgranchirsi un po' le gambe, dopotutto lui è un uomo d'azione non uno studioso. Però, nel momento esatto in cui si alza dalla sedia, Leo alza la testa dal librone in cui era immerso ed esclama: "Eccoli qui! Ci sono!" a voce abbastanza alta da farsi guardare da un paio di chierici indispettiti dalla mancanza di decoro.

Leo non ci fa caso e riassume per tutti: "Il carcere era anche un manicomio criminale in cui inviavano da tutto il circondario i criminali più pericolosi. I peggiori detenuti al momento dell'incendio erano indicati con i loro soprannomi. Padre Ciarlatano, il Boia, il Predatore d'Acquamuschio, il Pifferaio di Illmarash e il Sanguinario."

Kendra rabbrividisce di orrore e per il dolore ancora recente. Leo fa una piccola pausa perché la ragazza si possa riprendere e poi continua: "Qui però riesco a trovare il nome di solo uno di loro. Padre Ciarlatano è il soprannome di Sefick Corvin e qui viene indicato come qualcosa di più di un assassino, qualunque cosa voglia dire..."

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L'alchimista e l'oracolo, dopo la loro avventura con l'imponderabile, decidono che acquietare lo stomaco sia necessario per farsi passare lo spavento. Certo, Tanit non è per niente turbata dalla sparizione dell'elfa e del vaticinio mortale, ma, si sa, quando gli spiriti sono compagni di lunga data e le stranezze sono all'ordine del giorno, una cattiva notizia e una sparizione improvvisa fanno lo stesso effetto di un acquazzone inaspettato. Noioso, ma non mortale... di solito.

La passeggiata porta i due giovani al centro di Ravengro alla ricerca di un mercato dove fare un po' di spesa ma un piccolo palco e un assembramento di bambini e curiosi attrae la loro attenzione.
Mentre si avvicinano per curiosare un grosso cane grigio con più autunni che primavere addosso trotterella in direzione della coppia e intercetta il passaggio di Tanit. La ragazza si china ad accarezzare il muso proteso con un sorriso accogliente e il cagnone decide di scortarli verso il centro della piazza.
I bambini si avvicinano volentieri alla coppia rassicurati dalla presenza del cane conosciuto da tutti e, come tutti i cuccioli, sono curiosi di scoprire il più possibile sugli stranieri.
"Bravo cagnone! Bravo Vecchio Fiume!"
"Questo è Vecchio Fiume, il mio papà dice che era vecchio quando era bambino lui... e voi chi siete?"
"Io sono Tanit e questo è il mio fidanzato Hayat."
"Cos'hanno i tuoi occhi? Sei cieca? Che belli i tuoi capelli rossi! Posso farli anch'io?"
"Zitto, non vedi che ti guarda? No, non puoi colorarti i capelli perché poi arrivano gli uomini cattivi a prenderti!"
"No, non sono uomini sono spiriti cattivi. Io ho visto che è venuto lo zio Albert, che è caduto dall'albero tre mesi fa... l'ho visto che bussava alla finestra di Gianenrico!"

Tanit, per niente turbata da questo cicaleccio - per una volta le voci sono attaccate a corpi fisici e non solo attorno a lei nell'etere - volge lo sguardo da un bambino all'altro finché vede nel gruppo un paio di quelle bambine che saltavano la corda accompagnandosi con una cantilena da brividi. Così, con la sua voce più dolce, chiede che le cantino qualche filastrocca.
Visto che ormai i bambini sono conquistati dalla stranezza dei due e dalla loro disponibilità ad ascoltare tutte le loro domande, a differenza degli altri adulti, si offrono di cantare la loro preferita.

E' finita ormai la festa
e mozzata le han la testa.
Suona il flauto poveretto
e gli strige fan banchetti.
Il crudele con rossa goccia
lentamente un nome traccia.
Ma nel vicolo più buio 
col martello spacca il cranio.
Con i simboli e le croci
il falso prete ha molte voci.
Ascolta bene o morirai
quando il canto finirai.

Hayat prende nota per riferire poi al gruppo e rabbrividisce per un presentimento molto cupo.

L'inizio dell'esibizione del bardo in mezzo alla piazza contribuisce ad alleggerire la tensione. Nonostante l'aspetto scalcagnato e anche un po' ubriaco se la cava discretamente con un paio di ballate molto conosciute.
Tutto sembra andare per il meglio fino a quando Hayat, avvertito dal richiamo di Tanit, vede due grossi uccellacci avventarsi su due uomini del pubblico per succhiare loro il sangue attraverso una disgustosa proboscide. L'alchimista ha appena il tempo di intravvedere Tanit nascondersi sotto un mantello trapunto di stelle, chiaramente protettivo, prima di avventarsi con la mazza contro uno degli uccelli. Non può lanciare le sue bombe in mezzo a persone innocenti, con il pericolo di ferirne qualcuno, così si affida alla cara vecchia mazza, poco nobile ma molto efficace.
Quando si avvicina si rende conto che gli enormi zanzaroni muovono le ali al ritmo delle ballate che il bardo continua a suonare, visto che nessuno si è ancora accorto di niente. Al movimento di Hayat però il musico si rende conto che c'è qualcosa che non va - visto che l'apparire di una mazza ad un suo concerto non ha mai significato buone notizie - e a quel punto smette di suonare.
Nel frattempo l'alchimista attacca uno dei due strigi che appaiono confusi dall'improvviso silenzio.
Tanit ordina imperiosamente al bardo di non suonare e non muoversi e quello si nasconde sotto il palchetto brandendo il liuto come arma da difesa La scena sarebbe comica se la vita di due persone non dipendesse dall'intervento tempestivo dei due ragazzi.

In combattimento prosegue ed entrambi vengono feriti, ma Tanit dà il colpo di grazia a uno dei due che esplode inondando di sangue il povero Hayat e l'altro viene finito dall'alchimista tra borbottii e lamentele per il suo povero cappotto fradicio e inzaccherato.

"Pensavo che il sangue ti sfrigolasse addosso..." butta lì Tanit.
"Non sono mica un barbecue..." risponde Hayat per niente divertito da una delle rarissime battute della sua svagata ragazza.

-@-

"Presto, venite... gli stranieri le stanno dando di santa ragione a due uccellacci schifosi!"
Quello che si è precipitato nella locanda dove il gruppo si stava ristorando dopo le fatiche librarie è uno dei ragazzini che aveva accolto Tanit e Hayat in piazza. Abigail è la prima ad alzarsi in piedi per andare a vedere cosa sta succedendo in questo paese che ha preso ufficiosamente sotto l'ala protettrice della sua divinità. Subito dietro la seguono Kendra, Leo e per ultimo, in posizione difensiva, Ren.

Quando arrivano in piazza, lo spettacolo che si presenta loro è quello di due tizi svenuti dietro il palco, Hayat che cerca di ripulirsi dai fluidi di una imprecisata creatura volante e Tanit chinata- che è sempre uno spettacolo- che cerca di convincere ad uscire da sotto il palco un tizio scarmigliato che brandisce un liuto.
Per non farsi mancare niente, ecco che da un vicolo accorre ansimando e barcollando il tutore dell'ordine di Ravengro che, vista la stazza, rischia un colpo ad ogni respiro affannoso.
"Che succede qui, chi turba la pace della mia città con tutto questo chiasso?"
La sua ira si stempera alla vista del prodigarsi di Tanit a far uscire il malconcio cantore da sotto il palchetto.
"Carissima, benvenuta nella nostra città... cosa sta accadendo? Quel cencioso la sta disturbando?"
Tanit alza lo sguardo totalmente bianco sullo sceriffo e risponde: "No, signore. Questo bardo stava suonando mentre gli strigi attaccavano i suoi concittadini..." ma metà delle parole della ragazza si perdono per strada prima di arrivare al cervello dello sceriffo più occupato a stringerla con il nobile intento di rassicurarla che ad ascoltare quello che sta dicendo.
Leo si rende utile e trae il povero malcapitato fuori dal suo rifugio con la promessa di una birra gratis e conduce il gruppo, Tanit compresa, alla locanda appena abbandonata.Tutto questo un secondo prima che Hayat si renda reo di aggressione ad un pubblico ufficiale.

Quando Hayat prende posto si accorge che il proprietario - Zokar Elkar, amico del padre di Kendra, gli ha sussurrato qualcuno mentre entravano - ha un senso dell'umorismo davvero macabro. Il locale sarebbe anche in una posizione piacevole, adagiato in un'ansa riparata del fiume che attraversa il paese. Peccato che già l'insegna mostri il gusto del proprietario: un enorme muso di una creatura degli inferi zannuta e cornuta con la scritta Locanda al Demone Ghignante grondante sangue e liquami. Anche il menu non smentisce il cattivo gusto e offre bistecca di vampiro - rigorosamente servita al sangue -, palle di lupo, zuppa di cadavere - si consiglia di non chiedere se gli ingredienti si muovono ancora - e fantasma liquido, che Hayat si rifiuta di prendere anche solo in considerazione.

Eppure, nonostante i pregiudizi e un arredamento a dir poco grottesco, l'ambiente è accogliente e le porzioni servite sono abbondanti e gustose. Il bardo, rinfrancato dalle birre offerte da Leo ci racconta la sua triste vicenda che si può riassumere in non sono stato io ad evocare quei cosi, mi hanno cacciato dal paese qui vicino perché sono stato, mio malgrado, coinvolto in una rissa quando la donzella che mi ospitava mi ha trovato a sollazzarmi con un'altra fanciulla. Forse sono stato maledetto, me tapino.
Dopo aver ascoltato ogni sorta di lamentela che può uscire dalla bocca di uno squattrinato cantore di strada, Leo lo indirizza verso un argomento che sta più a cuore al gruppo: il manicomio e i pazzi criminali che vi erano rinchiusi. Il bardo ne sa davvero poco, racconta però di uno che era stato denominato Padre Ciarlatano che si spacciava per un sacerdote chiedendo soldi per fasulle opere pie. Ufficialmente non si sa di massacri perpetrati da lui ma durante il suo arresto molte guardie avevano perso la vita perché era spalleggiato da una setta oscura che aveva impedito fino all'ultimo la sua cattura.

Una volta esaurite le informazioni a sua disposizione - e le birre offerte dal Leo -, il bardo saluta il gruppo e invita tutti ad andare a sentirlo cantare alla Locanda apparente, dove alloggia e si esibirà in serata.

Una volta rimasti soli Hayat e Tanit raccontano quello che è successo - la sparizione dell'elfa, la cantilena dei bambini, gli strigi in piazza - e Abigail e Leo mettono da parte la coppia sulle loro scoperte collegando i pazzi criminali più efferati alla macabra canzone dei ragazzini.
Con l'umore tetro che può portare un'invasione di fantasmi assassini il gruppo decide di fare una bella scampagnata al cimitero per vedere se i morti riposano in eterno o c'è qualcuno che non riesce a stare tranquillo. Il risultato è che, per fortuna, la tomba del padre di Kendra è nelle stesse condizioni in cui l'avevano lasciata, ma quella che Ren aveva notato con la terra smossa è proprio quella del caro zio Albert... e non è l'unica che ha segni di irrequietezza dei propri inquilini.