domenica 19 giugno 2016

Cap. NOVE in cui la chierica ha qualcosa da dire

Appena la polvere dei calcinacci si posa, il gruppo si rende conto che la luce è cambiata, ormai si avvicina il tramonto e nessuno ha molta voglia di attendere la notte in quel luogo così poco accogliente.

Quando giungono a casa, Kendra li accoglie sulla soglia con un lume per guidare il loro percorso, e, quando li vede arrivare, si aggrappa al braccio di Abigail mormorando con urgenza:
"Adesso siete convinti che mio padre non è morto di morte naturale?"
"Nessuno aveva messo in dubbio la tua parola, cara." le risponde la chierica rassicurandola. Hayat annuisce confermando le sue parole. Lui sapeva che niente era naturale in tutto quell'affare.

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Mentre Kendra, aiutata da Abigail e Tanit, prepara la cena chiedendosi se era il caso oppure no di apparecchiare un posto in più per ipotetiche apparizioni nella zuppiera, Hayat si trova incastrato in un angolo dalla silenziosa ma onnipresente guardia del corpo del damerino.
"Alchimista..." lo apostrofa senza alcun preambolo.
Hayat resta in silenzio e in attesa vigile; era stato richiamato abbastanza volte con quel tono svagato da sapere che, se si muoveva troppo in fretta o faceva una battuta di troppo, poteva finire facilmente ai coltelli. Odiava i tipi troppo taciturni; erano, di solito, i più letali.
"... mi dicono che a quelli come voi piace trafficare."
Voi chi? Voi alchimisti? Voi ifrit? Voi aitanti giovanotti di quasi settant'anni nel pieno del vigore della gioventù? Voi amanti passionali e premurosi? Voi che vorreste essere ovunque tranne che in un angolo buio con il mastino da guardia di un pupo che allunga un po' troppo gli occhi sulla vostra donna?
"Circoscrivi un po' il campo, non sono qui a perder tempo." risponde gonfiando impercettibilmente i muscoli del petto.
"Parlo di veleni, sapientone."
"Sono illegali, dolcezza."
"Lo so, ma non voglio niente che uccida davvero. Solo qualcosa per difendersi... una sorpresina in più in questo mondo difficile."
La sorpresa per un attimo paralizza Hayat. Ren ha appena fatto una battuta con un ghigno sul volto sempre in penombra. Forse la fine del mondo non era poi così lontana.
Eppure il discorso lo intriga. Magari è possibile trovare qualcosa di interessante qui in giro, senza troppe difficoltà. E poi gli manca mettere un po' mano al suo laboratorio e distillare.

Prima però vuol sapere che aria tira in questo paese in cui succedono già abbastanza cose strane. Quindi fa un cenno di comprensione a Ren e si infila in cucina per tastare il terreno.
"Kendra, c'è qualcuno che si occupa di pozioni ed estratti qui in paese?"
La ragazza ci pensa un po' su e poi risponde: "Giominda ha qualcosa. Di cosa hai bisogno?"
Hayat risponde con un'altra domanda: "E che fama ha?"
"E' una brava donna, nessuno ne parla male... c'è da dire che gira la voce che distilli veleni e droghe, ma lo sceriffo giura che non ha mai trovato niente di sospetto. Le più pettegole insinuano che o sono d'accordo e lui prende una percentuale oppure lei gli conceda più confidenza di quanto ci si aspetti da una donna sola."
Hayat guarda Tanit non capendo l'allusione un po' troppo velata e l'oracolo, con un tono più pratico di quanto ci si aspetti da una che vive sempre con la testa tra gli spiriti, gli svela l'arcano:
"Vanno a letto assieme."

Risposta che non necessita repliche.

Una volta chiarita la situazione, Hayat decide di farsi una passeggiata nei dintorni per vedere cosa riesce a trovare con una ricognizione molto superficiale. Ren lo accompagna alla porta con un sorrisetto che, se non fosse un po' inquietante sul volto sempre inespressivo del ninja, sarebbe quasi di anticipazione golosa.
La sua passeggiata gli regala dell'erba luparia - di cui fa scorta perché non si sa mai - e della cicuta che, è quasi certo, farà la felicità di un certo ninja di sua conoscenza una volta messa a seccare e preparata per bene.

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Dopo cena il gruppo decide di avviare un'operazione di pedinamento discreto di Gibs e i suoi scagnozzi.
Il piano è quello di farsi vedere in paese e sperare che questo li stani dai loro nascondigli.

Tanit e Hayat vanno a bere qualcosa alla Locanda Apparente per tastare il polso al villaggio... anche per capire se la loro avventura notturna aveva scatenato qualche diceria o il panico in paese. 
Il locale si dà un certo tono e certo non è un posto per sfaccendati e rissaioli. Mentre la coppia sta bevendo ad un tavolino appartato, una famiglia accanto a loro discute animatamente degli ultimi avvenimenti.

"Hai visto che la figlia del necromante si tiene in casa gli stranieri? Lo sapevo io che tutti questi estranei avrebbero portato rogne..." mugugna una donnina secca secca dando ripetutamente di gomito al corpulento marito.
"Ti ho sentito, donna. Come ti hanno sentito i giovani stranieri seduti qui accanto." risponde desolato l'uomo con un sorriso per Tanit. A quel punto Tanit risponde al sorriso e Hayat fa tintinnare i numerosi bracciali con un gesto di saluto. Il più piccolo dei bambini seduti al tavolo si volta senza imbarazzo apostrofando l'alchimista. 
"E' vero che hai spiaccicato due bestiacce succhiasangue in piazza e che c'erano budella ovunque? Me l'ha detto mio cugino che ha giurato di averti visto sputare fuoco dalla bocca!"
Hayat sorride suo malgrado e sta per rispondere con un'abbondante dovizia di particolari macabri per il piacere del suo giovane uditorio, ma si inserisce Tanit riportando il fidanzato a più miti consigli.
"Abbiamo solo neutralizzato creature voraci. Raccontatemi invece qualcosa della prigione, ho sentito chiacchiere terrificanti."
Il cambio di argomento non sembra scontentare il gruppetto e, anzi, coinvolge anche gli adulti.
"Circolano un sacco di leggende sulla prigione," esordisce l'uomo, "anche se io non c'ho mai creduto. Ultimamente però sembra che ci sia un sacco di movimento in quelle zone."
Il ragazzino non resiste e deve dire la sua: "Bob, il figlio del maniscalco, giura di aver visto il fantasma del boia che si aggirava sulla balconata superiore... suo padre gli ha detto che a quello lì, quando era vivo, gli piaceva proprio il suo lavoro."
"Bob dice un sacco di frottole, per me sono topi e millepiedi che spaventano le donnicciole."
"Io invece ho sentito che la prigione è infestata dai fantasmi dei criminali morti nell'incendio e che solo il direttore e sua moglie Vesorianna, morti nel tentativo di non far fuggire quei mostri, sono in grado di tenerli a bada anche dopo la morte." anche la moglie deve intervenire.
"Taci, donna. Non sai altro che dare aria alla bocca."

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Mentre la coppia raccoglie informazioni conversando amabilmente, all'esterno la chierica monta la guardia nella piazzetta in una immobilità ieratica. Si distingue appena dalle ombre della notte, ma basta quello e il fatto che sembri sola nel paese deserto ad attrarre una gruppetto di giovinastri con troppa birra nello stomaco e poco cervello in testa.

"Donna, cosa fai in giro da sola... non sai che si possono fare brutti incontri di notte? Dove sono i tuoi strani compari?"

Abigail si sta trattenendo con tutte le sue forze anche se ritiene che una bella sculacciata metterebbe a posto un sacco di cose. La sua disciplina la trattiene e la sua divinità è compassionevole. Solo un fremito lungo il braccio mollemente appoggiato alla scimitarra mostra i reali pensieri dietro lo sguardo marmoreo.

"Donna, sei sorda? Certo che con quella faccia non saranno  molti gli uomini veri che ti rivolgono la parola..."

Abigail non volta nemmeno lo sguardo.

"Dove hai lasciato la figlia del necromante? Se è a casa da sola magari andiamo a farle un po' di compagnia..."

A questo punto Abigail socchiude gli occhi, mormora una preghiera di scuse a Serenrae e sfodera la scimitarra.

"Andatevene prima che qualcuno si faccia del male."

Il tono è gelidamente calmo, ma le ondate di furia appena trattenuta si irradiano tutt'attorno.

Dei tre che si stavano avvicinando minacciosi, due rinculano spaventati e borbottano l'intenzione di andare a cercare Gibs.
Il terzo sembra non rendersi conto del pericolo e continua ad avvicinarsi slacciandosi persino le braghe per spiegare meglio le sue intenzioni ben poco da gentiluomo.

Leo, trattenendosi a stento dal ridere fragorosamente, lancia Unto sul provetto amatore che cade per terra con molto imbarazzo. Nel contempo, Ren si mette sulle tracce dei due che si stavano allontanando in fretta. Una volta catturati e ricondotti alla ragione, dicono che Gibs non si vede mai, non viene più a far festa con loro.

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Richiamati dagli schiamazzi, anche Tanit e Hayat escono dal locale e raggiungono gli altri. Con una veloce occhiata si rendono conto che la chierica ha messo in fuga tre buzzurri praticamente senza mostrare le armi e la stima di Hayat cresce di una tacca.
Mentre l'alchimista osserva la donna uno strillo terrorizzato attrae l'attenzione del gruppo. Una donna ci assicura che, mentre chiudeva le imposte, suo marito, morto ormai da mesi, ha cercato di entrare in casa.
Basta poco agli avventurieri, seguendo le tracce di sbandamento e devastazione, per trovare il caro estinto. Si presenta davvero male, con i vestiti a brandelli e la carne putrescente che cade dalle ossa. Con un paio di colpi viene abbattuto e buttato nel fiume. Ormai sono diventati esperti nell'eliminazione di resti non morti.

Superato il primo atavico orrore Hayat si rende conto che queste povere creature non sono state rianimate con uno scopo preciso, ma - come le piccole bruciature inevitabili durante la preparazione di un estratto alchemico - questi morti tornano in vita come effetto collaterale a uno scoppio di necromanzia che ancora irradia le ondate del suo potere.

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Il mattino dopo Kendra sveglia il gruppo con la notizia che il paese è in grande fermento: durante la notte ci sono state altre apparizioni di cari estinti e che sulla statua è apparsa una nuova lettera tracciata con il suangue di un cucciolo di cane trovato lì accanto. Adesso si può leggere VE, che il popolino interpreta come VENDETTA mentre il gruppo vede il nome della moglie del coraggioso direttore: VESORIANNA.
La colazione viene consumata in un'atmosfera cupa e meditabonda e alla fine Tanit si offre per fare una domanda alla tavoletta... qualsiasi informazione in più è vitale.
L'oracolo si prende un momento per mettersi in contatto con gli spiriti inquieti che da sempre le parlano e formula la sua domanda: "La parola che stanno scrivendo è un incantesimo o un diversivo?"
Il silenzio nella stanza è totale e il gruppo trattiene il fiato mentre Tanit sembra chiudersi sempre più nella sofferenza che gli spiriti sembrano trasmetterle. Si dimena sulla sedia e mugola sempre più cupamente al punto che Hayat è lì lì per strapparle la tavoletta dalle mani, ma poi la giovane spalanca gli occhi e torna tra i vivi strappandosi a forza dai morti.
"DIVERSIVO" sospira prima di svenire tra le braccia di Hayat.

Quando si riprende racconta che le sue voci erano estremamente agitate e altre erano furiose, terribili. Abigail scuote la testa dubbiosa, non sa se fidarsi della tavoletta e di questi spiriti che sono sempre più rabbiosi e incontrollabili.

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La situazione si sta facendo sempre più complicata e pericolosa, quindi Kendra suggerisce di andare a parlare con il pastore che aveva già aiutato suo padre.
Quando arrivano si rendono conto che il prete è sempre molto più spaventato ed è sempre più convinto che Petros sia stato ucciso. Si rammarica di aver sottovalutato il pericolo che Petros gli aveva segnalato.
Alla domanda se conoscesse Gibs risponde che è uno sbandato che vive in una baracca alla periferia del paese in uno degli edifici più vicini alla prigione.
Abigail chiede: "Nessuno si è accorto di gente straniera che si aggirava attorno alla prigione?"
"Un mese fa il tempo era estremamente nebbioso..."
Hayat guarda fuori dalla finestra e si chiede come potesse essere ancor più nebbioso di adesso.
Tanit intercetta lo sguardo dubbioso del suo compagno fuori dalla finestra e risponde facendo spallucce, a lei piace la nebbia, si sente a casa. Interviene anche lei nella discussione:
"Che cosa si sa dei prigionieri?"
"Erano criminali della peggior specie... dei pazzi senza possibilità di riscatto o riabilitazione. Dei mostri tornati a perseguitarci."