sabato 4 febbraio 2017

Cap. UNDICI in cui la brigata fa incontri brutti brutti e uno buono buono

Il gruppo continua l'esplorazione degli uffici del direttore. Gli spiriti continuano a trasmettere a Tanit grande pena e sofferenza mentre la pozione di individuazione dei non morti svela ad Hayat un lucore diffuso ma nessuna presenza nefasta nelle vicinanze.

Una porta celata in un piccolo ripostiglio svela a Ren un'altra stanza in cui sono conservate le armi e gli effetti personali dei condannati. L'atmosfera, se fosse possibile, si fa ancora più cupa e persino il Ninja si fa prendere dall'angoscia.
"Alchimista, blocca la porta. Non voglio che ci faccia brutti scherzi e ci blocchi qui dentro."

Mentre Hayat si occupa di tenere aperto l'uscio, Tanit si avvicina ad una cassa aperta da cui spunta il manico di un'ascia. L'aura dell'arma è chiaramente malefica, ma, stranamente, anche molto attraente. Anche gli spiriti la spingono a prenderla, sussurrando parole di bisogno e di nostalgia struggente.

"Quella appartiene al Boia, guarda l'etichetta..." l'ammonisce Abigail, ma Tanit, tutta presa da un pensiero segreto, afferra l'ascia e la avvolge nel mantello di Ren prima di metterla nel suo zaino.

"Gli spiriti mi dicono che può servire..." risponde trasognata.

La chierica non replica perché, tutto ad un tratto, il suo sguardo viene calamitato da una catenina d'argento con una serie di simboli sacri sconosciuti. Resta avvinta per qualche secondo dalla sensazione di essere ad un passo dallo svelarne il segreto che, però, le sfugge via come sabbia tra le dita. L'effetto è quasi ipnotico e deve scacciarne la malia scuotendo il capo e imponendosi lo sforzo di volontà di non toccare niente.
Ren non è così fortunato e la fascinazione di un libro magico lo vince; mentre lo mette nello zaino dopo aver sbirciato il nome del precedente possessore - Jan Feramin - invita il gruppo a lasciare tutto qui ed andarsene.

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L'esplorazione continua nel lucore sinistro e nel gocciolio insistente e snervante. Le stanze e gli ambienti si susseguono  e ogni avventuriero fa esperienza diretta con tutto l'orrore che si è manifestato in questo luogo e che deve ancora davvero placarsi.  

Hayat apre la porta su una scala a chiocciola che portava sicuramente i sotterranei della prigione. La strada è bloccata da una frana di calcinacci e pietre e si può intravedere le dita scheletriche di un condannato travolto dalla caduta dei massi. Sicuramente una trappola per evitare che qualcuno scappasse... che fine orribile.  

Leo scopre una cappella con i simboli di Pharasma cosparsa di ragnatele. Con la coda dell'occhio coglie un movimento e anticipa l'attacco di un ragno affamato mettendo fine alla sua esistenza terrena con una coreografica esplosione. Forse mi sono lasciato andare ad un eccesso di entusiasmo... pensa il giovanotto cercando di smorzare la tensione.

Nel frattempo Abigail apre la porta di una specie d'ufficio o posto di guardia, Sul tavolo riesce a vedere alcuni vecchi ferri e alcuni oggetti che sembrano vecchi marchi per il bestiame... o per segnare i condannati. Quando entra per controllare la stanza, la porta sbatte violentemente dietro di lei e i marchi si animano di vita spettrale.

Il suo grido risuona cavernoso in tutta la prigione.

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Quando Ren riesce ad accorrere in soccorso di Abigail, la scena che gli si para davanti è quella di uno strenuo combattimento tra la chierica, gravemente ferita, e dei ferri che si agitano spettrali davanti a lei.

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Quando Hayat apre la porta di un'altra stanza è già teso come una corda di violino. Lui non è un fifone, ma preferisce il brivido di una nuova scoperta alchemica rispetto al gelo che ti corre sulla schiena quando spiriti non placati si manifestano con violenza. Spesso si chiede come Tanit riesca a sopportare tutta questa intimità con le entità non placate e la guarda con un rispetto misto a preoccupazione.
La stanza che si ritrova davanti è devastata da una furia selvaggia che manifesta un desiderio di vendetta sulle catene e gli strumenti di tortura sparsi in giro. Dietro di lui, da qualche parte che non riesce ben a individuare, si sente un fruscio di catene e un singhiozzo. Poco dopo prova una costrizione dolorosa ai polsi come se gli spiriti sofferenti volessero renderlo partecipe del loro dolore.
La reazione dell'alchimista è quella di uscire di corsa sbattendo la porta, accompagnando il tutto con improperi in Ignan. Dire parolacce nella sua lingua madre gli dà sempre una certa soddisfazione.

Appena ritrova la sua compagna, sbotta poco virilmente: "Basta, Tanit! Voglio andare via."
L'oracolo lo abbraccia e lo rassicura dicendogli di avere la percezione di una parte della prigione che non è sotto l'influsso di presenze malvagie, anzi, è più serena. Giungono infine davanti ad una porta che emana una sensazione meno spaventosa delle altre e Hayat, rassicurato dalla presenza di Tanit, la apre con una spallata.
La coppia si trova davanti quella che sembra la sartoria della prigione con un mucchio di stracci in un angolo da cui spuntano le ossa consunte di un braccio. Tanit ha la sensazione di dover per forza entrare, come ad inseguire la fine di un sogno.
Quando i due mettono piede nella stanza, si leva dal mucchio di stoffe il fantasma di una donna addolorata che l'Oracolo riconosce come la fanciulla piangente dei suoi sogni.

"E' arrivato il cambio della guardia? Sapete dov'è mio marito? Era qui con me poco fa. Posso smettere di fare la guardia a questi spaventosi esseri?"

La voce dell'apparizione sussurra nostalgia e una pena infinita, a cui si somma il dolore di una perdita molto più recente.  I due ragazzi sono commossi dalla sofferenza e dal peso che deve sopportare anche dopo morta; non solo la tragedia di morire con suo marito durante la rivolta a cui si aggiunge il senso del dovere di non far fuggire nessuno dalla prigione... adesso deve anche sopportare di essere stata separata a forza da lui da qualcuno con cattive intenzioni.
Appena prima di poter dire una parola, nella prigione risuona un grido di sofferenza gettato sicuramente da Abigail.
I due si precipitano fuori  soccorrerla, ma prima di uscire Tanit cerca di trattenerla ancora un po':
"Non scomparire, resta con noi. Sento i miei compagni in difficoltà, ma ti prometto che tornerò per aiutarti."
Parole a cui lo spirito risponde: "Non posso lasciare questo posto... credo."

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I marchi spettrali si avventano su Abigail e Ren non ha il tempo di reagire se non cercando di cospargerli di acqua santa che però non fa nessun effetto. A quel punto decide di trascinare fuori la chierica e chiudere la porta.
La situazione sembra disperata, Abigail non risponde ai richiami del ninja e gli spiriti sembrano agitarsi attorno a loro facendo frusciare e gemere le pietre attorno a loro. Hayat accorre e tocca la chierica; dalla mano si diffonde un chiarore che sembra placare e stabilizzare la situazione, rallentando il precipitare degli eventi.

Quando Abigail sembra almeno fuori pericolo immediato, tutta la compagnia si ritrova nella stanza della donna fantasma per interrogarla.

"Io sono Vesorianna, la moglie del direttore di questa prigione, Da quando siamo morti durante la rivolta io e lui trattenevamo le anime disperate in questa dimora per continuare a proteggere il villaggio. Da poco tempo fa sono venuti di notte un gruppo di uomini scuri a salmodiare sussurrando tutta una serie di incantesimi. Me l'hanno portato via! Ho intravisto solo un vecchio con una corazza d'osso e un bastone con incma un teschio imbavagliato. Mi sento sempre più debole. Portatemi un ricordo di mio marito, sento che potrebbe aiutarmi a resistere a quest'orda maledetta."                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

venerdì 6 gennaio 2017

Cap. DIECI in cui la prigione svela qualcuno dei suoi segreti

La mattina dopo Tanit si rende conto che non bisogna perdere neanche un minuto e la tavoletta viene interrogata di nuovo. L'oracolo sente una tempesta di voci rabbiose che cercano di strapparle ogni briciola di sanità mentale. Deve contare su tutto il suo sangue freddo per porre la questione. Alla domanda: "Quante infestazioni ci sono nella prigione?" gli spiriti rispondono "Una ventina"; a questa informazione si aggiunge una voce di donna che sembra stremata e continua a ripetere che non ce la fa più, che non ha la forza per contrastarli tutti.
Tanit è molto toccata da questa presenza che sembra essere così stanca e alle prese con un compito troppo gravoso per le sue forze.

Con l'angoscia per la sorte di questo spirito che chiede sostegno e aiuto in una lotta impari il gruppo torna alla prigione. Sorprendentemente varcare di nuovo il cancello non pone nessun problema agli avventurieri anche se un brivido scorre sulla pelle di Ren. 
Un volta giunti vicino alla porta d'ingresso lo sguardo di tutti è attratto dal balcone che sovrasta l'ingresso sbarrato. Il balcone è chiaramente pericolante e alcuni calcinacci sono a terra sui gradini d'ingresso a segnalare l'instabilità della struttura.
"Un soffio di vento più forte e quello viene giù come un castello di carte..." borbotta Hayat celando a stento la sua apprensione. 

Non che ci siano delle altre entrate più sicure: a sinistra del portone ci sono delle scale pericolanti che si arrampicano sul fianco della costruzione fino al balcone sovrastante, e a destra qualsiasi possibilità di salire è crollata nella palude che sta piano piano ingoiando un lato della prigione. Tutto l'edificio è ricoperto da un'edera nera che potrebbe essere anche usata per arrampicarsi se non avesse un aspetto davvero sinistro.

Tanit decide, per il bene di tutti, di usare un incantesimo per aprire la porta, quindi, dopo qualche secondo, si apre uno spiraglio sul buio della prigione.
Il silenzio cade sulla prigione e su tutto il circondario, o così almeno sembra ad Hayat. Tutto appare come congelato in quel attimo quello poco prima del rimbombare di un tuono o dell'abbattersi di una tragedia su un gruppo di sventurati pellegrini.L'alchimista non è molto bravo a sopportare l'attesa e quindi, dopo aver dato una bella scrollata ai suoi bracciali per confermare di non essere diventato sordo, si avvia di buon passo nel portico e poi dentro la prigione.

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La porta dietro di lui sbatte così forte che pezzi di intonaco cadono sul pavimento di pietra e immediatamente dopo tutte le porte del minuscolo vestibolo si chiudono una dopo l'altra senza che un alito di vento sfiori il ragazzo.
Volti deformati dal fuoco e dalle urla di agonia invadono immediatamente il campo visivo dell'avventuriero aggredendolo e solo il terrore paralizzante non lo fa fuggire alla vista di quell'inferno in terra.

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Quandi la porta si chiude con fragore alle spalle di Hayat il primo istinto della chierica è quello di abbattere la porta a spallate. Il colpo non riesce, ma quello che la preoccupa di più è il coro infernale di urla e gemiti che si sente anche attraverso il pesante uscio di legno.
Nemmeno Tanit con un incantesimo è Ren con la catena chiodate riescono nell'intento, anzi, le continue scosse fanno tremare il balcone sovrastante e alcune pietre colpiscono Abigail. Il gruppo si deve ritirare più lontano per non rischiare maggiori danni.
Una breve consultazione fatta di sguardi e poi Leo carica a testa bassa e spada in pugno la porta che si arrende infine all'eroe.

Quando irrompe nel piccolo vestibolo ha appena il tempo di registrare la mancanza di alcun pericolo e gli occhi sbarrati dell'alchimista, che questi, allungando teatralmente una mano come per fermare un'orda di spiriti ululanti, pronuncia con voce cavernosa:

"Placatevi, creature. Le vostre sofferenze sono finite da tempo. Trovate pace."

Poi si volta verso Leo che si sta togliendo dai capelli le schegge di legno e con una noncurante scrollata di spalle lo aggiorna:

"Qui era pieno delle anime delle vittime di un incendio."

"Ne prendo atto." risponde l'altro scrollandosi di dosso gli ultimi pezzi della porta.

Anche Tanit, entrando, conferma: "Sento urla e maledizioni nella mia testa... gli spiriti di questa prigione non sono in pace, ma odiano e si sentono abbandonati."

 "Ci aspetta una passeggiata di salute..." chiosa fatalista Leo.

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Dopo aver abbattuto anche le porte interne a spadate, il gruppo comincia l'esplorazione della prigione.

"Sento anime inquiete su questo piano, ma dal piano superiore e inferiore sento concentrazioni inaudite di malvagità..." sussurra l'oracolo a beneficio del gruppo. Ognuno stringe i propri amuleti e le proprie armi e continua circospetto a guardarsi in giro.
La prima porta che Leo apre è quella di una grossa aula, infatti ammonticchiate sul fondo ci sono una serie di panche. Molto probabilmente è il luogo dove i condannati ascoltavano la loro infausta sorte... impressione data anche dall'enorme ondata di gelo sovrannaturale che investe il giovane un attimo prima che questi richiuda la porta.

Nel frattempo l'alchimista percorre un corridoio molto  meno austero che sembra condurre nella parte dedicata alle stanze del direttore. In fondo trova un portone di metallo chiuso da un catenaccio  a cui dà un'occhiata circospetta e poi chiama Ren per disattivare le possibili trappole.

Quando la porta si apre, il gruppo entra in quello che chiaramente è l'ufficio del direttore.
"Qui gli spiriti tacciono..." sussurra Tanit con un misto di sollievo e circospezione. La stanza versa in uno stato di abbandono precipitoso. La scrivania ingombra di carte ormai marcescenti, armadi con le ante spalancate su vuoto, muffa e topi... solo la cassaforte resta serrata a proteggere i segreti della prigione. Protezione che dura solo il tempo di una preghiera, perché Ren la scassina e ne mostra il contenuto.
Come c'era da aspettarsi è piena di documenti legali come mandati di cattura, scarcerazioni e identikit di ricercati. Tra le varie carte si trovano anche informazioni sui criminali morti nell'incendio che mise fine alla prigione e alla vita del direttore.

Note sparse sui criminali più efferati ospitati ad Harrowstone

Vance Saetressle, conosciuto come Il Boia. Conosciuto soprattutto per la sua preferenza per i luoghi bui da cui saltar fuori per decapitare con l'ascia le sue vittime. La sua ascia è custodita nella prigione.

Pifferaio di Illmarsh, nome ignoto. Conosciuto per paralizzare le proprie vittime con polvere di Lich e accompagnare i suoi efferati delitti con una lugubre nenia. 

Ispin Honixudgel, Il Predatore. Artigiano benvoluto e marito fedele finché non scopre il tradimento della moglie a cui spacca la testa con un martello. Preso dal rimorso e dalla follia cerca di ricostruire il teschio della moglie usando pezzi di altre vittime.

Hean Feramin, Il Sanguinario. Professore di antroponomastica. Un rapporto casuale con una succube distorse e rese ossessivo il suo studio. Studiò il potere del nome, si dice che scrivesse il nome della sua vittima una lettera alla volta e al compimento della scritta succedessero cose terribili.

Sefick Corvin, Padre Ciarlatano. Non si hanno notizie di omicidi, ma tutte le chiese dell'Ustalav hanno chiesto a gran voce la punizione di questo criminale. E' stato un truffatore itinerante, quando è stato scoperto i suoi aiutanti, cultisti di una divinità oscura, hanno fatto una strage di guardie. Sono conservati i suoi simboli sacri.