Il gruppo continua l'esplorazione degli uffici del direttore. Gli spiriti continuano a trasmettere a Tanit grande pena e sofferenza mentre la pozione di individuazione dei non morti svela ad Hayat un lucore diffuso ma nessuna presenza nefasta nelle vicinanze.
Una porta celata in un piccolo ripostiglio svela a Ren un'altra stanza in cui sono conservate le armi e gli effetti personali dei condannati. L'atmosfera, se fosse possibile, si fa ancora più cupa e persino il Ninja si fa prendere dall'angoscia.
"Alchimista, blocca la porta. Non voglio che ci faccia brutti scherzi e ci blocchi qui dentro."
Mentre Hayat si occupa di tenere aperto l'uscio, Tanit si avvicina ad una cassa aperta da cui spunta il manico di un'ascia. L'aura dell'arma è chiaramente malefica, ma, stranamente, anche molto attraente. Anche gli spiriti la spingono a prenderla, sussurrando parole di bisogno e di nostalgia struggente.
"Quella appartiene al Boia, guarda l'etichetta..." l'ammonisce Abigail, ma Tanit, tutta presa da un pensiero segreto, afferra l'ascia e la avvolge nel mantello di Ren prima di metterla nel suo zaino.
"Gli spiriti mi dicono che può servire..." risponde trasognata.
La chierica non replica perché, tutto ad un tratto, il suo sguardo viene calamitato da una catenina d'argento con una serie di simboli sacri sconosciuti. Resta avvinta per qualche secondo dalla sensazione di essere ad un passo dallo svelarne il segreto che, però, le sfugge via come sabbia tra le dita. L'effetto è quasi ipnotico e deve scacciarne la malia scuotendo il capo e imponendosi lo sforzo di volontà di non toccare niente.
Ren non è così fortunato e la fascinazione di un libro magico lo vince; mentre lo mette nello zaino dopo aver sbirciato il nome del precedente possessore - Jan Feramin - invita il gruppo a lasciare tutto qui ed andarsene.
-@-
L'esplorazione continua nel lucore sinistro e nel gocciolio insistente e snervante. Le stanze e gli ambienti si susseguono e ogni avventuriero fa esperienza diretta con tutto l'orrore che si è manifestato in questo luogo e che deve ancora davvero placarsi.
Hayat apre la porta su una scala a chiocciola che portava sicuramente i sotterranei della prigione. La strada è bloccata da una frana di calcinacci e pietre e si può intravedere le dita scheletriche di un condannato travolto dalla caduta dei massi. Sicuramente una trappola per evitare che qualcuno scappasse... che fine orribile.
Leo scopre una cappella con i simboli di Pharasma cosparsa di ragnatele. Con la coda dell'occhio coglie un movimento e anticipa l'attacco di un ragno affamato mettendo fine alla sua esistenza terrena con una coreografica esplosione. Forse mi sono lasciato andare ad un eccesso di entusiasmo... pensa il giovanotto cercando di smorzare la tensione.
Nel frattempo Abigail apre la porta di una specie d'ufficio o posto di guardia, Sul tavolo riesce a vedere alcuni vecchi ferri e alcuni oggetti che sembrano vecchi marchi per il bestiame... o per segnare i condannati. Quando entra per controllare la stanza, la porta sbatte violentemente dietro di lei e i marchi si animano di vita spettrale.
Il suo grido risuona cavernoso in tutta la prigione.
-@-
Quando Ren riesce ad accorrere in soccorso di Abigail, la scena che gli si para davanti è quella di uno strenuo combattimento tra la chierica, gravemente ferita, e dei ferri che si agitano spettrali davanti a lei.
-@-
Quando Hayat apre la porta di un'altra stanza è già teso come una corda di violino. Lui non è un fifone, ma preferisce il brivido di una nuova scoperta alchemica rispetto al gelo che ti corre sulla schiena quando spiriti non placati si manifestano con violenza. Spesso si chiede come Tanit riesca a sopportare tutta questa intimità con le entità non placate e la guarda con un rispetto misto a preoccupazione.
La stanza che si ritrova davanti è devastata da una furia selvaggia che manifesta un desiderio di vendetta sulle catene e gli strumenti di tortura sparsi in giro. Dietro di lui, da qualche parte che non riesce ben a individuare, si sente un fruscio di catene e un singhiozzo. Poco dopo prova una costrizione dolorosa ai polsi come se gli spiriti sofferenti volessero renderlo partecipe del loro dolore.
La reazione dell'alchimista è quella di uscire di corsa sbattendo la porta, accompagnando il tutto con improperi in Ignan. Dire parolacce nella sua lingua madre gli dà sempre una certa soddisfazione.
Appena ritrova la sua compagna, sbotta poco virilmente: "Basta, Tanit! Voglio andare via."
L'oracolo lo abbraccia e lo rassicura dicendogli di avere la percezione di una parte della prigione che non è sotto l'influsso di presenze malvagie, anzi, è più serena. Giungono infine davanti ad una porta che emana una sensazione meno spaventosa delle altre e Hayat, rassicurato dalla presenza di Tanit, la apre con una spallata.
La coppia si trova davanti quella che sembra la sartoria della prigione con un mucchio di stracci in un angolo da cui spuntano le ossa consunte di un braccio. Tanit ha la sensazione di dover per forza entrare, come ad inseguire la fine di un sogno.
Quando i due mettono piede nella stanza, si leva dal mucchio di stoffe il fantasma di una donna addolorata che l'Oracolo riconosce come la fanciulla piangente dei suoi sogni.
"E' arrivato il cambio della guardia? Sapete dov'è mio marito? Era qui con me poco fa. Posso smettere di fare la guardia a questi spaventosi esseri?"
La voce dell'apparizione sussurra nostalgia e una pena infinita, a cui si somma il dolore di una perdita molto più recente. I due ragazzi sono commossi dalla sofferenza e dal peso che deve sopportare anche dopo morta; non solo la tragedia di morire con suo marito durante la rivolta a cui si aggiunge il senso del dovere di non far fuggire nessuno dalla prigione... adesso deve anche sopportare di essere stata separata a forza da lui da qualcuno con cattive intenzioni.
Appena prima di poter dire una parola, nella prigione risuona un grido di sofferenza gettato sicuramente da Abigail.
I due si precipitano fuori soccorrerla, ma prima di uscire Tanit cerca di trattenerla ancora un po':
"Non scomparire, resta con noi. Sento i miei compagni in difficoltà, ma ti prometto che tornerò per aiutarti."
Parole a cui lo spirito risponde: "Non posso lasciare questo posto... credo."
-@-
I marchi spettrali si avventano su Abigail e Ren non ha il tempo di reagire se non cercando di cospargerli di acqua santa che però non fa nessun effetto. A quel punto decide di trascinare fuori la chierica e chiudere la porta.
La situazione sembra disperata, Abigail non risponde ai richiami del ninja e gli spiriti sembrano agitarsi attorno a loro facendo frusciare e gemere le pietre attorno a loro. Hayat accorre e tocca la chierica; dalla mano si diffonde un chiarore che sembra placare e stabilizzare la situazione, rallentando il precipitare degli eventi.
Quando Abigail sembra almeno fuori pericolo immediato, tutta la compagnia si ritrova nella stanza della donna fantasma per interrogarla.
"Io sono Vesorianna, la moglie del direttore di questa prigione, Da quando siamo morti durante la rivolta io e lui trattenevamo le anime disperate in questa dimora per continuare a proteggere il villaggio. Da poco tempo fa sono venuti di notte un gruppo di uomini scuri a salmodiare sussurrando tutta una serie di incantesimi. Me l'hanno portato via! Ho intravisto solo un vecchio con una corazza d'osso e un bastone con incma un teschio imbavagliato. Mi sento sempre più debole. Portatemi un ricordo di mio marito, sento che potrebbe aiutarmi a resistere a quest'orda maledetta."
La chierica non replica perché, tutto ad un tratto, il suo sguardo viene calamitato da una catenina d'argento con una serie di simboli sacri sconosciuti. Resta avvinta per qualche secondo dalla sensazione di essere ad un passo dallo svelarne il segreto che, però, le sfugge via come sabbia tra le dita. L'effetto è quasi ipnotico e deve scacciarne la malia scuotendo il capo e imponendosi lo sforzo di volontà di non toccare niente.
Ren non è così fortunato e la fascinazione di un libro magico lo vince; mentre lo mette nello zaino dopo aver sbirciato il nome del precedente possessore - Jan Feramin - invita il gruppo a lasciare tutto qui ed andarsene.
-@-
L'esplorazione continua nel lucore sinistro e nel gocciolio insistente e snervante. Le stanze e gli ambienti si susseguono e ogni avventuriero fa esperienza diretta con tutto l'orrore che si è manifestato in questo luogo e che deve ancora davvero placarsi.
Hayat apre la porta su una scala a chiocciola che portava sicuramente i sotterranei della prigione. La strada è bloccata da una frana di calcinacci e pietre e si può intravedere le dita scheletriche di un condannato travolto dalla caduta dei massi. Sicuramente una trappola per evitare che qualcuno scappasse... che fine orribile.
Leo scopre una cappella con i simboli di Pharasma cosparsa di ragnatele. Con la coda dell'occhio coglie un movimento e anticipa l'attacco di un ragno affamato mettendo fine alla sua esistenza terrena con una coreografica esplosione. Forse mi sono lasciato andare ad un eccesso di entusiasmo... pensa il giovanotto cercando di smorzare la tensione.
Nel frattempo Abigail apre la porta di una specie d'ufficio o posto di guardia, Sul tavolo riesce a vedere alcuni vecchi ferri e alcuni oggetti che sembrano vecchi marchi per il bestiame... o per segnare i condannati. Quando entra per controllare la stanza, la porta sbatte violentemente dietro di lei e i marchi si animano di vita spettrale.
Il suo grido risuona cavernoso in tutta la prigione.
-@-
Quando Ren riesce ad accorrere in soccorso di Abigail, la scena che gli si para davanti è quella di uno strenuo combattimento tra la chierica, gravemente ferita, e dei ferri che si agitano spettrali davanti a lei.
-@-
Quando Hayat apre la porta di un'altra stanza è già teso come una corda di violino. Lui non è un fifone, ma preferisce il brivido di una nuova scoperta alchemica rispetto al gelo che ti corre sulla schiena quando spiriti non placati si manifestano con violenza. Spesso si chiede come Tanit riesca a sopportare tutta questa intimità con le entità non placate e la guarda con un rispetto misto a preoccupazione.
La stanza che si ritrova davanti è devastata da una furia selvaggia che manifesta un desiderio di vendetta sulle catene e gli strumenti di tortura sparsi in giro. Dietro di lui, da qualche parte che non riesce ben a individuare, si sente un fruscio di catene e un singhiozzo. Poco dopo prova una costrizione dolorosa ai polsi come se gli spiriti sofferenti volessero renderlo partecipe del loro dolore.
La reazione dell'alchimista è quella di uscire di corsa sbattendo la porta, accompagnando il tutto con improperi in Ignan. Dire parolacce nella sua lingua madre gli dà sempre una certa soddisfazione.
Appena ritrova la sua compagna, sbotta poco virilmente: "Basta, Tanit! Voglio andare via."
L'oracolo lo abbraccia e lo rassicura dicendogli di avere la percezione di una parte della prigione che non è sotto l'influsso di presenze malvagie, anzi, è più serena. Giungono infine davanti ad una porta che emana una sensazione meno spaventosa delle altre e Hayat, rassicurato dalla presenza di Tanit, la apre con una spallata.
La coppia si trova davanti quella che sembra la sartoria della prigione con un mucchio di stracci in un angolo da cui spuntano le ossa consunte di un braccio. Tanit ha la sensazione di dover per forza entrare, come ad inseguire la fine di un sogno.
Quando i due mettono piede nella stanza, si leva dal mucchio di stoffe il fantasma di una donna addolorata che l'Oracolo riconosce come la fanciulla piangente dei suoi sogni.
"E' arrivato il cambio della guardia? Sapete dov'è mio marito? Era qui con me poco fa. Posso smettere di fare la guardia a questi spaventosi esseri?"
La voce dell'apparizione sussurra nostalgia e una pena infinita, a cui si somma il dolore di una perdita molto più recente. I due ragazzi sono commossi dalla sofferenza e dal peso che deve sopportare anche dopo morta; non solo la tragedia di morire con suo marito durante la rivolta a cui si aggiunge il senso del dovere di non far fuggire nessuno dalla prigione... adesso deve anche sopportare di essere stata separata a forza da lui da qualcuno con cattive intenzioni.
Appena prima di poter dire una parola, nella prigione risuona un grido di sofferenza gettato sicuramente da Abigail.
I due si precipitano fuori soccorrerla, ma prima di uscire Tanit cerca di trattenerla ancora un po':
"Non scomparire, resta con noi. Sento i miei compagni in difficoltà, ma ti prometto che tornerò per aiutarti."
Parole a cui lo spirito risponde: "Non posso lasciare questo posto... credo."
-@-
I marchi spettrali si avventano su Abigail e Ren non ha il tempo di reagire se non cercando di cospargerli di acqua santa che però non fa nessun effetto. A quel punto decide di trascinare fuori la chierica e chiudere la porta.
La situazione sembra disperata, Abigail non risponde ai richiami del ninja e gli spiriti sembrano agitarsi attorno a loro facendo frusciare e gemere le pietre attorno a loro. Hayat accorre e tocca la chierica; dalla mano si diffonde un chiarore che sembra placare e stabilizzare la situazione, rallentando il precipitare degli eventi.
Quando Abigail sembra almeno fuori pericolo immediato, tutta la compagnia si ritrova nella stanza della donna fantasma per interrogarla.
"Io sono Vesorianna, la moglie del direttore di questa prigione, Da quando siamo morti durante la rivolta io e lui trattenevamo le anime disperate in questa dimora per continuare a proteggere il villaggio. Da poco tempo fa sono venuti di notte un gruppo di uomini scuri a salmodiare sussurrando tutta una serie di incantesimi. Me l'hanno portato via! Ho intravisto solo un vecchio con una corazza d'osso e un bastone con incma un teschio imbavagliato. Mi sento sempre più debole. Portatemi un ricordo di mio marito, sento che potrebbe aiutarmi a resistere a quest'orda maledetta."