lunedì 28 settembre 2015

Cap. CINQUE in cui un concertino in piazza ha svolte inaspettate

Hayat fa appena in tempo a riprendersi dalla lapidaria risposta degli spiriti che si rende conto che Mariel è scomparsa senza lasciare tracce. Trattiene a stento uno strillo sorpreso ben poco virile e poi prende per un braccio Tanit e la fa allontanare senza troppe cerimonie da quel luogo così macabro esclamando: "Ho fatto il mio carico quotidiano di stranezze prima di pranzo, torniamo indietro!"

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Nel frattempo Kendra e Abigail accompagnano Leo e Ren al tempio di Pharasma, dove tutti sperano di trovare qualche informazione in più rispetto al mistero in cui Petros, non volendo, li ha trascinati. Nel vestibolo li accoglie una grande statua della dea con in mano una bilancia e una folla di devoti bisognosi di rassicurazioni e guida spirituale.

Abigail si avvicina ad un chierico che fa loro strada verso la biblioteca. Il silenzio è rotto solo dal sospirare delle pagine sfogliate e il grattare dei pennini sulla carta ruvida. In questo ambiente organizzato e tranquillo le spalle di Abigail sembrano rilassarsi impercettibilmente e Leo dà uno sguardo da intenditore ai tomi riccamente ornati.
Il chierico li conduce agli scaffali con gli annali della prigione e li lascia soli con un breve cenno di ringraziamento da parte di Kendra e Abigail. 
Durante la ricerca salta subito all'occhio che la V che viene tracciata è l'iniziale del nome della moglie del direttore della prigione: Vesorianna. Questo non spiega però quale sia il motivo di questo scempio. I giovani si ributtano sui libri per carpire più informazioni possibile.

Il tempo passa lentamente e Ren sente la necessità di sgranchirsi un po' le gambe, dopotutto lui è un uomo d'azione non uno studioso. Però, nel momento esatto in cui si alza dalla sedia, Leo alza la testa dal librone in cui era immerso ed esclama: "Eccoli qui! Ci sono!" a voce abbastanza alta da farsi guardare da un paio di chierici indispettiti dalla mancanza di decoro.

Leo non ci fa caso e riassume per tutti: "Il carcere era anche un manicomio criminale in cui inviavano da tutto il circondario i criminali più pericolosi. I peggiori detenuti al momento dell'incendio erano indicati con i loro soprannomi. Padre Ciarlatano, il Boia, il Predatore d'Acquamuschio, il Pifferaio di Illmarash e il Sanguinario."

Kendra rabbrividisce di orrore e per il dolore ancora recente. Leo fa una piccola pausa perché la ragazza si possa riprendere e poi continua: "Qui però riesco a trovare il nome di solo uno di loro. Padre Ciarlatano è il soprannome di Sefick Corvin e qui viene indicato come qualcosa di più di un assassino, qualunque cosa voglia dire..."

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L'alchimista e l'oracolo, dopo la loro avventura con l'imponderabile, decidono che acquietare lo stomaco sia necessario per farsi passare lo spavento. Certo, Tanit non è per niente turbata dalla sparizione dell'elfa e del vaticinio mortale, ma, si sa, quando gli spiriti sono compagni di lunga data e le stranezze sono all'ordine del giorno, una cattiva notizia e una sparizione improvvisa fanno lo stesso effetto di un acquazzone inaspettato. Noioso, ma non mortale... di solito.

La passeggiata porta i due giovani al centro di Ravengro alla ricerca di un mercato dove fare un po' di spesa ma un piccolo palco e un assembramento di bambini e curiosi attrae la loro attenzione.
Mentre si avvicinano per curiosare un grosso cane grigio con più autunni che primavere addosso trotterella in direzione della coppia e intercetta il passaggio di Tanit. La ragazza si china ad accarezzare il muso proteso con un sorriso accogliente e il cagnone decide di scortarli verso il centro della piazza.
I bambini si avvicinano volentieri alla coppia rassicurati dalla presenza del cane conosciuto da tutti e, come tutti i cuccioli, sono curiosi di scoprire il più possibile sugli stranieri.
"Bravo cagnone! Bravo Vecchio Fiume!"
"Questo è Vecchio Fiume, il mio papà dice che era vecchio quando era bambino lui... e voi chi siete?"
"Io sono Tanit e questo è il mio fidanzato Hayat."
"Cos'hanno i tuoi occhi? Sei cieca? Che belli i tuoi capelli rossi! Posso farli anch'io?"
"Zitto, non vedi che ti guarda? No, non puoi colorarti i capelli perché poi arrivano gli uomini cattivi a prenderti!"
"No, non sono uomini sono spiriti cattivi. Io ho visto che è venuto lo zio Albert, che è caduto dall'albero tre mesi fa... l'ho visto che bussava alla finestra di Gianenrico!"

Tanit, per niente turbata da questo cicaleccio - per una volta le voci sono attaccate a corpi fisici e non solo attorno a lei nell'etere - volge lo sguardo da un bambino all'altro finché vede nel gruppo un paio di quelle bambine che saltavano la corda accompagnandosi con una cantilena da brividi. Così, con la sua voce più dolce, chiede che le cantino qualche filastrocca.
Visto che ormai i bambini sono conquistati dalla stranezza dei due e dalla loro disponibilità ad ascoltare tutte le loro domande, a differenza degli altri adulti, si offrono di cantare la loro preferita.

E' finita ormai la festa
e mozzata le han la testa.
Suona il flauto poveretto
e gli strige fan banchetti.
Il crudele con rossa goccia
lentamente un nome traccia.
Ma nel vicolo più buio 
col martello spacca il cranio.
Con i simboli e le croci
il falso prete ha molte voci.
Ascolta bene o morirai
quando il canto finirai.

Hayat prende nota per riferire poi al gruppo e rabbrividisce per un presentimento molto cupo.

L'inizio dell'esibizione del bardo in mezzo alla piazza contribuisce ad alleggerire la tensione. Nonostante l'aspetto scalcagnato e anche un po' ubriaco se la cava discretamente con un paio di ballate molto conosciute.
Tutto sembra andare per il meglio fino a quando Hayat, avvertito dal richiamo di Tanit, vede due grossi uccellacci avventarsi su due uomini del pubblico per succhiare loro il sangue attraverso una disgustosa proboscide. L'alchimista ha appena il tempo di intravvedere Tanit nascondersi sotto un mantello trapunto di stelle, chiaramente protettivo, prima di avventarsi con la mazza contro uno degli uccelli. Non può lanciare le sue bombe in mezzo a persone innocenti, con il pericolo di ferirne qualcuno, così si affida alla cara vecchia mazza, poco nobile ma molto efficace.
Quando si avvicina si rende conto che gli enormi zanzaroni muovono le ali al ritmo delle ballate che il bardo continua a suonare, visto che nessuno si è ancora accorto di niente. Al movimento di Hayat però il musico si rende conto che c'è qualcosa che non va - visto che l'apparire di una mazza ad un suo concerto non ha mai significato buone notizie - e a quel punto smette di suonare.
Nel frattempo l'alchimista attacca uno dei due strigi che appaiono confusi dall'improvviso silenzio.
Tanit ordina imperiosamente al bardo di non suonare e non muoversi e quello si nasconde sotto il palchetto brandendo il liuto come arma da difesa La scena sarebbe comica se la vita di due persone non dipendesse dall'intervento tempestivo dei due ragazzi.

In combattimento prosegue ed entrambi vengono feriti, ma Tanit dà il colpo di grazia a uno dei due che esplode inondando di sangue il povero Hayat e l'altro viene finito dall'alchimista tra borbottii e lamentele per il suo povero cappotto fradicio e inzaccherato.

"Pensavo che il sangue ti sfrigolasse addosso..." butta lì Tanit.
"Non sono mica un barbecue..." risponde Hayat per niente divertito da una delle rarissime battute della sua svagata ragazza.

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"Presto, venite... gli stranieri le stanno dando di santa ragione a due uccellacci schifosi!"
Quello che si è precipitato nella locanda dove il gruppo si stava ristorando dopo le fatiche librarie è uno dei ragazzini che aveva accolto Tanit e Hayat in piazza. Abigail è la prima ad alzarsi in piedi per andare a vedere cosa sta succedendo in questo paese che ha preso ufficiosamente sotto l'ala protettrice della sua divinità. Subito dietro la seguono Kendra, Leo e per ultimo, in posizione difensiva, Ren.

Quando arrivano in piazza, lo spettacolo che si presenta loro è quello di due tizi svenuti dietro il palco, Hayat che cerca di ripulirsi dai fluidi di una imprecisata creatura volante e Tanit chinata- che è sempre uno spettacolo- che cerca di convincere ad uscire da sotto il palco un tizio scarmigliato che brandisce un liuto.
Per non farsi mancare niente, ecco che da un vicolo accorre ansimando e barcollando il tutore dell'ordine di Ravengro che, vista la stazza, rischia un colpo ad ogni respiro affannoso.
"Che succede qui, chi turba la pace della mia città con tutto questo chiasso?"
La sua ira si stempera alla vista del prodigarsi di Tanit a far uscire il malconcio cantore da sotto il palchetto.
"Carissima, benvenuta nella nostra città... cosa sta accadendo? Quel cencioso la sta disturbando?"
Tanit alza lo sguardo totalmente bianco sullo sceriffo e risponde: "No, signore. Questo bardo stava suonando mentre gli strigi attaccavano i suoi concittadini..." ma metà delle parole della ragazza si perdono per strada prima di arrivare al cervello dello sceriffo più occupato a stringerla con il nobile intento di rassicurarla che ad ascoltare quello che sta dicendo.
Leo si rende utile e trae il povero malcapitato fuori dal suo rifugio con la promessa di una birra gratis e conduce il gruppo, Tanit compresa, alla locanda appena abbandonata.Tutto questo un secondo prima che Hayat si renda reo di aggressione ad un pubblico ufficiale.

Quando Hayat prende posto si accorge che il proprietario - Zokar Elkar, amico del padre di Kendra, gli ha sussurrato qualcuno mentre entravano - ha un senso dell'umorismo davvero macabro. Il locale sarebbe anche in una posizione piacevole, adagiato in un'ansa riparata del fiume che attraversa il paese. Peccato che già l'insegna mostri il gusto del proprietario: un enorme muso di una creatura degli inferi zannuta e cornuta con la scritta Locanda al Demone Ghignante grondante sangue e liquami. Anche il menu non smentisce il cattivo gusto e offre bistecca di vampiro - rigorosamente servita al sangue -, palle di lupo, zuppa di cadavere - si consiglia di non chiedere se gli ingredienti si muovono ancora - e fantasma liquido, che Hayat si rifiuta di prendere anche solo in considerazione.

Eppure, nonostante i pregiudizi e un arredamento a dir poco grottesco, l'ambiente è accogliente e le porzioni servite sono abbondanti e gustose. Il bardo, rinfrancato dalle birre offerte da Leo ci racconta la sua triste vicenda che si può riassumere in non sono stato io ad evocare quei cosi, mi hanno cacciato dal paese qui vicino perché sono stato, mio malgrado, coinvolto in una rissa quando la donzella che mi ospitava mi ha trovato a sollazzarmi con un'altra fanciulla. Forse sono stato maledetto, me tapino.
Dopo aver ascoltato ogni sorta di lamentela che può uscire dalla bocca di uno squattrinato cantore di strada, Leo lo indirizza verso un argomento che sta più a cuore al gruppo: il manicomio e i pazzi criminali che vi erano rinchiusi. Il bardo ne sa davvero poco, racconta però di uno che era stato denominato Padre Ciarlatano che si spacciava per un sacerdote chiedendo soldi per fasulle opere pie. Ufficialmente non si sa di massacri perpetrati da lui ma durante il suo arresto molte guardie avevano perso la vita perché era spalleggiato da una setta oscura che aveva impedito fino all'ultimo la sua cattura.

Una volta esaurite le informazioni a sua disposizione - e le birre offerte dal Leo -, il bardo saluta il gruppo e invita tutti ad andare a sentirlo cantare alla Locanda apparente, dove alloggia e si esibirà in serata.

Una volta rimasti soli Hayat e Tanit raccontano quello che è successo - la sparizione dell'elfa, la cantilena dei bambini, gli strigi in piazza - e Abigail e Leo mettono da parte la coppia sulle loro scoperte collegando i pazzi criminali più efferati alla macabra canzone dei ragazzini.
Con l'umore tetro che può portare un'invasione di fantasmi assassini il gruppo decide di fare una bella scampagnata al cimitero per vedere se i morti riposano in eterno o c'è qualcuno che non riesce a stare tranquillo. Il risultato è che, per fortuna, la tomba del padre di Kendra è nelle stesse condizioni in cui l'avevano lasciata, ma quella che Ren aveva notato con la terra smossa è proprio quella del caro zio Albert... e non è l'unica che ha segni di irrequietezza dei propri inquilini.

6 commenti:

  1. Ah, Ravengro, proprio un paese ridente sulle colline, ideale per una vacanza enogastromica di tutto riposo...
    Un unico appunto, quello grassoccio è il sindaco, lo sceriffo è magro e scostante (e innamorato della locandiera)

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    1. Ah, gli appunti ogni tanto mi tradiscono... mi era venuto il dubbio viste le future vicissitudini. Me lo ricorderò quando tornerà in scena, grazie!

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  2. viva il capitolo 5!!!
    ma... il prossimo capitolo è quello di "perché SEI UN ABOMINIO!"??? :-) :-)
    gianenriiicoooo...

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    1. Sì, è proprio quello!
      Gianenrico rimarrà sempre nei nostri cuori XDD

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